Trattativa Stato-mafia: le telefonate di Mancino al Quirinale

Che la trattativa Stato-mafia rappresenti una delle pagine più oscure della storia nazionale è fatto acclarato e pacificamente accettato. A rendere i risvolti del periodo stragista ancora più sinistri è il sospetto che alla base dello sciagurato “patto” ci siano stati esponenti importanti delle istituzioni, incapaci (o indisponibili) di rispondere col pungo fermo alle bombe piazzate da Cosa Nostra. A finire nel “frullatore” è stato anche l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, indagato dalla Procura di Palermo per falsa testimonianza.  Nei mesi scorsi Mancino ha ripetutamente contattato il Quirinale (nella persona di Loris D’Ambrosio, consulente giuridico di Giorgio Napolitano) per sollecitare un “interessamento” del presidente alla spinosa questione.

Linee bollenti – E’ stato Il Fatto Quotidiano a denunciare per primo l’insistenza dell’ex ministro Nicola Mancino al telefono col Colle. L’ex democristiano, recentemente coinvolto nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia condotte dalla Procura di Palermo (che lo accusa di aver reso falsa testimonianza nel corso delle audizioni) appare da tempo molto preoccupato. Tanto da sentire il bisogno di stabilire un contatto telefonico costante col Quirinale. Il motivo? L’ex presidente del Senato lamenta la “disarmonia” tra le indagini condotte dalla Procura di Palermo (sulla trattativa) e quelle avviate, invece, dalla Procura di Caltanissetta e Firenze.

Scarso coordinamento – La linea “dura” privilegiata dai palermitani insolentisce non poco l’ex ministro che, per questo, cerca di sponsorizzare un miglior “coordinamento” delle delicate indagini presso le sfere più alte delle istituzioni italiane. A rispondergli al telefono è spesso il consulente giuridico del presidente, Loris D’Ambrosio, che lo scorso 12 marzo (per esempio) gli dice: “Io ho parlato con il presidente (Napolitano, ndr)  e ho parlato anche con Grasso (Procuratore nazionale antimafia, ndr). Ma noi non vediamo molti spazi purtroppo. Adesso probabilmente il presidente parlerà con Grasso nuovamente, cerchiamo di vedere un attimo anche con Esposito (Procuratore generale di Cassazione, ndr). Vediamo un po’, ma la vediamo difficile“.

La telefonata ad Esposito – Una risposta poco rassicurante che spinge Mancino a organizzarsi diversamente, contattando il sopra citato Vitaliano Esposito, pg della Cassazione. Che, il 15 marzo 2012 gli risponde assai cordialmente: “Se vuole venirmi a trovarmi, può venire quando vuole“, dice il magistrato a Mancino tradendo interesse per la sua “richiesta di aiuto”. Ma l’ex ministro dimostra di non essere un ingenuo: “Guagliò – si lascia andare – così come vengo? Vado sui giornali”. Il pressing di Mancino sembra però dare i suoi frutti ai primi di aprile, quando il Quirinale invia una lettera al pg Esposito per formalizzare la preoccupazione del presidente della Repubblica in riferimento alla scarsa “coerenza dei percorsi processuali” sulla trattativa.

Una lettera condivisa – Il sentore è, insomma, che le lamentazioni di Mancino abbiano toccato il “cuore” del presidente Napolitano che si sarebbe adoperato per perorare la posizione dell’ex ministro dell’Interno. “La lettera –  assicura il solito D’Ambrosio al telefono con Mancino il 5 aprile – non è una cosa sola di Marra (segretario generale del Quirinale, ndr), l’ha detto lui (il presidente Napolitano, ndr): io voglio che la lettera venga inviata con la mia sostanziale condivisione“.

Maria Saporito