Indagini trattativa Stato-mafia: la politica si spacca

Non accennano a placarsi le polemiche sulle indagini che riguardano la presunta trattativa Stato-Cosa Nostra. All’indomani dell‘intervento del ministro Paola Severino alla Camera – che ha sostanzialmente rassicurato sul regolare svolgimento degli accertamenti – gli esponenti politici si schierano in ordine sparso, ingrossando le fila delle due diverse “fazioni”. Da una parte quelli solidali al leader dell’Idv, Antonio Pietro, che ha richiesto l’istituzione di una commissione parlamentare ad hoc; dall’altra quelli vicini al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, asserragliato nella difesa del presidente della Repubblica.

Indagini scottanti – A rendere ancora più rovente la temperatura dentro e fuori i palazzi delle istituzioni sono adesso anche le congetture sulle indagini condotte dalle Procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze sulla trattativa Stato-mafia. Le intercettazioni pubblicate negli ultimi giorni e i rumors inerenti il pressing esercitato da Nicola Mancino sul Quirinale hanno destato grande scalpore e indotto alcuni politici a chiedere più chiarezza. Tra loro, il vulcanico Antonio Di Pietro, portabandiera di un'”operazione trasparanza” tesa a snudare ogni possibile e inopportuna “ingerenza” nelle indagini in corso.

Alfano pro-Colle – La posizione dell’ex togato ha insolentito il leader del Pd, Pier Luigi Bersani. E non solo: “Occorre sospendere immediatamente la campagna mediatica contro la presidenza della Repubblica – ha scritto in una nota il segretario del Pdl, Angelino Alfano in nome di quella rappresentatività alta che la stessa, istituzionalmente, garantisce al paeseE’ incomprensibile, infatti, come l’uso improprio delle intercettazioni colpisca persino il Colle, prestandosi a usi pericolosamente strumentali che arrivano a sfiorare ogni livello istituzionale oltre il semplice cittadino che ha ben pochi strumenti per difendersi”.

Casini e Granata contro – A sbottare contro le insinuazioni di Antonio Di Pietro è stato anche il centrista Pier Ferdinando Casini: “E’ in corso un’aggressione indegna alla presidenza della Repubblica”, ha “cinguettato” ieri su twitter, rafforzando le difese edificate intorno al Quirinale. Ma non tutti la pensano allo stesso modo: a manifestare “vicinanza” alla posizione del leader dell’Idv sono stati per esempio Fabio Granata e Angela Napoli di Fli. “La commissione parlamentare Antimafia, che ha portato avanti in questi anni un importante lavoro di indagine sulle stragi del ‘92hanno scritto in una nota congiunta – non può sottrarsi dall’intervenire sui nuovi e inquietanti risvolti relativi alla trattativa Stato-mafia e deve farlo immediatamente e senza alcun timore reverenziale verso figure istituzionali coinvolte. Lo dobbiamo a Paolo Borsellino e agli altri martiri nel ventennale delle stragi e agli italiani che – hanno concluso i finiani – chiedono verità e giustizia.

Castelli: Azione inquietante – Muscolare anche la reazione dell’ex Guardasigilli, il leghista Roberto Castelli: “Dalla stampa di questi giorni – ha detto – sta emergendo in tutta la sua gravità non solo che ci fu una trattativa tra Stato e mafia sul 41 bis, ma che gli stessi attori di ieri sono oggi attori di una azione estremamente inquietante, ovvero il tentativo da parte di ambienti del Quirinale – ha lamentato Castelli – di intervenire sulle indagini in corso, per fini che non sono ancora chiari”.

Maria Saporito