Sollecito ricomincia dal Veneto

Studio e amici sono le sole priorità che Raffaele Sollecito, studente universitario, vuole recuperare. Una normalità certamente perduta per quel caso giudiziario e mediatico che l’aveva visto condannato per omicidio e poi assolto in secondo grado, assieme all’americana Amanda Knox, la ragazza che era stata indicata dai pm come la sua complice nel delitto della giovane studentessa britannica Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nella notte tra l’1 e il 2 novembre del 2007. Ancora in attesa che la Cassazione arrivi a sentenza definitiva, Raffaele Sollecito, oggi ventottenne, si è trasferito a Verona, per concludere gli studi in Ingegneria informatica che già aveva intrapreso a Perugia.

“A Verona sta bene – ha raccontato Francesco Sollecito, il padre di Raffaele – è stato accolto senza pregiudizi. Non era scontato: il suo caso ha diviso l’opinione pubblica tra chi ha accettato la verità emersa durante il processo e chi resta colpevolista. Ma professori e compagni dell’università non hanno dimostrato alcun preconcetto nei suoi confronti e hanno fin da subito accettato di relazionarsi con lui”. “Si impegna molto. Quando si trovava in carcere lo studio era la sua ancora di salvezza per sperare ancora nel futuro. Ora è a Verona per ritrovare la serenità perduta”.

Irene Fini