La spinosissima questione riguardante la presunta trattativa Stato-mafia ha fatto ieri il suo ingresso nell’Aula di Montecitorio. Alla luce delle ultime informazioni riportate dagli organi di stampa sull’andamento delle indagini condotte da tre diverse Procure (con il sospetto che anche il Quirinale si sia mobilitato in qualche modo), i deputati dell’Idv, Antonio Di Pietro e Federico Palomba hanno chiesto al ministro Paola Severino di intervenire alla Camera per fornire qualche delucidazione. “Non c’è stata alcuna violazione della legge”, ha assicurato la Guardasigilli, che ha chiuso alla possibilità di un intervento ispettivo da parte del suo dicastero.
Question time alla Camera – “Non appare configurabile alcuna violazione di legge e quindi non sono attivabili iniziative di carattere ispettivo ministeriale”. E’ questa la “sentenza” pronunciata ieri dal ministro Paola Severino alla Camera dopo aver studiato il dossier relativo alle indagini sulla trattativa Stato-mafia. A richiedere l’intervento del ministro era stato il partito di Antonio Di Pietro, smanioso di comprendere se le presunte “ingerenze” di alti rappresentanti istituzionali avessero compromesso il regolare svolgimento delle indagini. E propenso a istituire una commissione parlamentare ad hoc, incaricata di verificare le eventuali responsabilità politiche.
Verità da accertare – Ipotesi “smontate” dalla Guardasigilli, che ha sostanzialmente confermato la fiducia negli organi coinvolti nelle faticose indagini. “A 20 anni dalle stragi di mafia – ha detto il ministro della Giustizia – non può che condividersi l’esigenza rappresentata dagli onorevoli interroganti di pervenire alla piena ed integrale verità su tutti gli aspetti di quella dolorosa stagione. Appare ugualmente condivisibile la considerazione che lo Stato ha un debito verso se stesso, verso la giustizia e verso quei servitori delle istituzioni che persero la vita”.
No a strumentalizzazioni – “Va però chiarito – ha continuato la Severino nel suo intervento in Aula – che a tale incommensurabile debito si può assolvere solo nel rispetto delle leggi sostanziali e processuali, nonché di quelle regolamentari che disciplinano l’attività dei magistrati, fuori da ogni strumentalizzazione che distorcerebbe soltanto quella ricerca della verità cui tutti aspiriamo”. “Certamente a questi principi – ha assicurato la Guardasigilli – si è ispirata la Procura generale della Cassazione, soggetto legittimato all’esercizio proprio di quei poteri-doveri di coordinamento riconosciuti sia dall’ordinamento giudiziario sia dal Codice antimafia”.
Bersani contro Di Pietro – E a intervenire sull’argomento è stato ieri anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che ha tradito grande insofferenza per l’iniziativa promossa da Antonio Di Pietro. “Le insinuazioni nei confronti del presidente della Repubblica sono basate su distorsioni dei fatti – ha commentato il democratico – E’ un’operazione inaccettabile. Respingeremo con fermezza ogni speculazione”.
Maria Saporito