Il segretario Pier Luigi Bersani ha partecipato ieri a un seminario del Pd organizzato a Roma. Il suo intervento ha assunto i caratteri di una vera e propria autoanalisi, volta a individuare i punti di forza e di debolezza dello schieramento. “Noi duriamo più di Grillo“, ha scandito con enfasi Bersani, evidenziando però anche l’esigenza di rinnovarsi, lasciandosi alle spalle gli schemi del passato.
La sfida a Grillo – “Noi duriamo più di Grillo, questo bisogna che sia chiaro. Tocca a noi durare, a lui tocca accendere il fuoco”. Ad affermarlo, nel corso del suo intervento al seminario del Pd che si è svolto ieri a Roma, è stato il segretario Pier Luigi Bersani, che ha aggiunto: “Non dobbiamo essere invasi dalla società civile, ma darle la mano”. Un ottimismo, quello tradito da Bersani, “mitigato” da altre considerazioni, tese a evidenziare ciò che, invece, nel partito deve essere cambiato.
Contenere il correntismo – “Credo che siamo veramente maturi per una fase due della nostra organizzazione, anche in termini statutari – ha spiegato il segretario – Abbiamo quattro anni, un po’ di cose sono state capite, dobbiamo mettere in sicurezza il nostro partito. Si eviti, non dico la feudalizzazione, ma il correntismo perché qualche elemento di anarchismo di troppo – ha notato Bersani – ce l’abbiamo”.
Il rapporto col passato – Non solo: “Una riunione come quella di oggi – ha continuato nel suo ragionamento il leader del Pd – risente del grande affetto verso una certa tradizione della sinistra e si pone il problema del rapporto di questa tradizione con il Pd. Chiariamoci su questo: dopo che ci siamo detti che anche le culture della sinistra nel quindicennio scorso hanno sbandato – ha spiegato il democratico – non possiamo pensare di riproporle. Andiamo avanti, pensando che il Pd possa essere nello scenario nuovo il soggetto politico che rinverdisce quella tradizione”.
La difesa del Colle – “Il Pd deve trasmettere l’idea che l’Italia ce la farà, ma guardando in faccia la realtà – ha precisato Pier Luigi Bersani – Perché a raccontare balle i nostri concorrenti sono più bravi di noi”. E sulle polemiche scoppiate intorno alle indagini sulla presunta trattativa Stato-mafia, il democratico è tornato a difendere Giorgio Napolitano: “Il Quirinale è uno dei pochi presidi di questa democrazia – ha notato – Sarà meglio evitare manovre attorno a esso perché poi non ci ritroviamo più niente”.
Maria Saporito