Attacco agli statali: 2 euro in meno di buoni pasto

Nel pacchetto Spending Review a cui da tempo sta lavorando il super-commissario Enrico Bondi sarebbe contenuta l’idea di ridurre a 5,29 euro l’importo dei buoni pasto per oltre 450 mila dipendenti pubblici di amministrazioni centrali e periferiche. Questo tipo di taglio permetterebbe secondo i calcoli di risparmiare 10 milioni di euro in termini di spesa pubblica. La missione di Giarda e Bondi, chiamato a trovare quei 4,2 miliardi di euro entro la fine dell’anno, è trovare un modo affinché si possa scongiurare l’aumento dell’Iva di due punti percentuali (dal 21 al 23%).

Ammesso che la questione dei buoni pasto rappresenti una voce di spesa da diminuire questa iniziativa non ha lasciato perplessi solo gli statali che si vedrebbero privati di tale “privilegio”, ma anche Anseb, l’associazione di società emittitrici di buoni pasto, e Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che rappresenta gli esercenti che ottengono il buono pasto come carta-moneta da parte del dipendente corrispondendogli in cambio un pasto. “Significa tornare al valore di acquisto di 15 anni fa e quindi togliere fisicamente il pane dalla bocca a tanti lavoratori senza far risparmiare in maniera significativa lo Stato”, ha dichiarato il presidente dell’Anseb, Franco Tumino. Sono in molti a difendere quello che è un simbolo di welfare aziendale che generaun indotto da circa 3,4 miliardi di euro all’anno “perfettamente tracciato”.

Irene Fini