Due partiti in crisi approdati a soluzioni differenti. E’ questo, in sintesi, il pensiero del segretario della Lega, Roberto Maroni, convinto che la “ripartenza” del Carroccio non possa essere messa a confronto con la sbandierata “rinascita” del Pdl. L’ex ministro dell’Interno, che ha confermato la sua “freddezza” sul ritorno in campo di Silvio Berlusconi, ha nuovamente tergiversato sul tema delle alleanze, a differenza di Matteo Salvini, che a una nuova intesa leghisti-pidiellini ha categoricamente sbarrato la strada.
La differenza col Pdl – “Noi siamo stati coraggiosi, abbiamo avviato il rinnovamento e fatto tutto quello che dovevamo fare senza tentennamenti, mentre loro sembra che abbiano scherzato”. A dichiararlo è stato ieri il neo segretario della Lega, Roberto Maroni, smanioso di marcare la differenza tra il “nuovo corso” del suo partito (apparentemente sempre più “sganciato” dal vecchio leader) e quello annunciato dagli ex alleati del Pdl, alle prese con un “ritorno in campo” più che ingombrante.
I dubbi sul Cavaliere – Di più: “Sono un po’ rattristato per la fine che Berlusconi ha fatto fare ad Alfano – avrebbe confidato ai suoi Roberto Maroni – Questa vicenda mi fa venire in mente una bellissima canzone di Paolo Conte: Descansate niño che continuo io”. Per quanto il nuovo leader del Carroccio sembri nutrire qualche dubbio sulla veridicità di quanto annunciato: “Se Berlusconi avesse avuto davvero in mente di ricandidarsi – è stato il suo ragionamento – l’avrebbe fatto a settembre, non adesso. In ogni caso io non sono affatto preoccupato, le alleanze sono l’ultimo dei miei problemi”.
Il no categorico di Salvini – A pensarci sin d’ora è, invece, Matteo Salvini: “Sono sicuro che non c’è un solo nostro elettore disposto a riscommettere sull’alleanza con Berlusconi – ha tagliato corto il nuovo segretario della Lega Lombarda – Silvio è il vecchio, se corre ancora lo fa senza la Lega”.
Maria Saporito