Libera – E’ libera e pronta a tornare a casa. Rossella Urru sarà trasferita tra poche ore in Burkina Faso con i due spagnoli rapiti ad ottobre scorso poi volerà verso Roma. La conferma della liberazione della cooperatrice a Mali è arrivata ieri sera dalla Fernesina, con un annuncio del ministro degli Esteri Giulio Terzi. Il paese di Samugheo, in provincia di Oristano, dove la Urru viveva prima del rapimento, è già in festa. Appena giunta la notizia, i componenti del Comitato per la liberazione di Rossella sono immediatamente usciti in strada abbandonandosi a festosi caroselli con le auto “Grande gioia” per la liberazione è stata espressa da tutti i politici, da Napoletano e da Monti, che ha sottolineato l’importanza della vittoria contro il terrorismo.
Il ministro degli Esteri – Gilio Terzi ha ringraziato «i funzionari (della Farnesina), le persone e gli organi dello Stato che si sono prodigati in modo straordinario in tutti questi nove terribili mesi del suo sequestro per arrivare a questo risultato». «Rossella Urru – ha continuato degli Esteri – rappresenta un simbolo i valori del coraggio e dell’eroismo delle nostre donne che lavorano in terreni di cooperazione estremamente difficili e che rappresentano la dignità, l’orgoglio e la grandezza dell’Italia».
Il rapimento – Rossella Urru e i due spagnoli sono stati consegnati ieri ai mediatori nella città di Timbuctù dal gruppo Mujao, il movimento unificato per la jihas nell’Africa occidentale, dopo 9 mesi in ostaggio. Fondamentale per la mediazione e il rilascio degli ostaggi è stato il Burkina Faso. A maggio i Mujao avevano richiesto il pagamento di una somma di danaro in cambio del rilascio, ma ancora non si sa se l’Italia ha ceduto alla minaccia o meno. I genitori di Rossella intanto ringraziano le autorità operanti per lo sforzo e l’efficienza, commossi per il ritorno della figlia: «Ci hanno chiamato dalla Farnesina. – afferma la madre della cooperante – Ci hanno detto che dovevamo partire per Roma, ma senza dirci il perché. Abbiamo capito che si era mosso qualcosa, però non sapevamo in quale direzione. D’altronde in questi mesi, altre volte il Ministero ci aveva detto di partire ma si trattava solo di comunicazioni.
Michela Santini