Milano, via libera al registro per le unioni civili

Milano, via libera al registro per le unioni civili – Al termine di una lunga maratona in Consiglio comunale, Milano riesce finalmente a ottenere un registro che certifica le unioni civili. La delibera che lo istituisce è stata approvata dal Consiglio poco prima delle 4.00 di questa mattina, al termine di una seduta durata quasi 11 ore e 30 minuti. Il provvedimento è stato approvato con 27 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti. A favore si è espressa tutta la maggioranza di centrosinistra ad eccezione di 4 cattolici del Pd che si sono astenuti. Favorevoli anche due consiglieri dell’area liberal del Pdl (Pietro Tatarella e Luigi Pagliuca), Mattia Calise, consigliere del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, e Manfredi Palmer, consigliere di Futuro e Libertà.

La soddisfazione del sindaco Pisapia – ”Abbiamo ridotto lo spread con l’Europa sui diritti civili”, ha commentato entusiasta Giuliano Pisapia. Insieme a Torino e Napoli, Milano entra così a fare parte di quel gruppo di circa ottanta Comuni italiani dotati di un registro delle coppie di conviventi. Al registro sulle unioni civili possono iscriversi tutte le coppie di conviventi, sia etero che omosessuali, che risiedono nel territorio comunale di Milano. Nel testo della delibra non compare l’espressione ”famiglia anagrafica”, sostituita dalla più generica dicitura ”unione civili”, sebbene il nuovo registro faccia esplicito riferimento al principio di famiglia anagrafica così come disciplinato dalla normativa nazionale del 1982, condizione posta dai 4 cattolici del Pd. Si tratta, in sostanza, di un registro diverso dal quello anagrafico, che consentirà alle coppie di conviventi di ottenere un attestato di unione civili e accedere così a una serie di servizi garantiti dal Comune alle coppie sposate. A rassicurare l’ala cattolica del Pd, che aveva minacciato voto contrario temendo che la delibera avrebbe aperto la strada per i matrimoni tra coppie gay, è stato lo stesso sindaco Pisapia: ”Questo è un provvediemento di carattere amministrativo. Escludo che questa delibera apra alla possibilità di matrimoni gay. Per avere i matrimoni gay – aveva precisato il primo cittadino – servirebbe una legge del Parlamento e, probabilmente, un provvedimento di ordine costituzionale”.