L’uomo aveva freddato Remo Borgese, 48 anni, e i suoi due figli Antonio e Francesco, di 27 e 21 anni, mercoledì notte a Rizziconi, località nella piana di Gioia Tauro. Il triplice omicidio era subito stato giudicato, dagli inquirenti, non riconducibile a una matrice mafiosa sia per la modalità dell’esecuzione, sia perché le vittime erano incensurate e senza legami di nessun genere con la malavita organizzata. La descrizione del killer fornita dal cugino delle vittime, rimasto a sua volta ferito nella sparatoria, aveva permesso agli inquirenti di identificare l’uomo e di mettersi sulle sue tracce.
Francesco Ascone, di 36 anni, anche lui incensurato, si è presentato ieri pomeriggio agli agenti del Commissariato della polizia di Gioia Tauro, insieme al suo difensore, l’avvocato Guido Contestabile. L’uomo ha rilasciato la propria confessione ammettendo la piena responsabilità nel triplice omicidio e fornendo agli inquirenti la sua versione dei fatti.
Sulla confessione di Ascone vige il massimo riserbo, in quanto gli investigatori stanno vagliando tutti gli elementi per verificarne la veridicità, ma da alcune indiscrezioni trapelate, la lite tra i quattro sarebbe scoppiata per futili motivi, forse a causa di una donna. Nei confronti dell’uomo, la Procura di Palmi ha emesso un decreto di fermo, in attesa di chiarire ogni minimo dettaglio riguardo l’accaduto. Maggiori informazioni e delucidazioni sulla strage saranno illustrati nel corso della conferenza stampa che si terrà domani mattina in Questura a Reggio Calabria.
Marta Lock