Venezia 2012: In concorso arriva il maggio francese

Olivier Assayas è forse l’unico vero erede della stagione della Nouvelle Vague che tanto ha significato per il cinema francese. Ex critico dei Cahiers du cinema è poi passato alla regia con opere spesso illuminate, su tutte lo struggente L’eau froide. Fresco di Golden Globe con la controversa serie tv Carlos, ha presentato in concorso alla sesantanovesima mostra del cinema di Venezia Apres Mai. Il Maggio di cui si parla è ovviamente quello del 68 parigino, stagione di sconvolgimenti assoluti, più potenziali che reali, in cui tutto il mondo sembrava dovesse cambiare sotto l’onda d’urto di una gioventù ormai mitizzata che pretendeva di cambiare le regole del gioco.

E’ proprio questa gioventù che il regista tratteggia nel suo ritratto lirico e autobiografico, con al centro della vicenda il giovane Gilles, voce fuori dal coro che è convinto di poter incidere sul cambiamento con la sua arte. Gilles è una sorta di alter ego di Assayas e si ritrova al centro di una storia in cui l’impeto dei suoi compagni d’avventure è ritratto in tutta la sua freschezza, in cui la lotta era il pane quotidiano e il vitalismo la cartina di tornasole con cui poter leggere lo spirito del tempo. Ma crediamo che più di tutti siano le parole del regista  a poter spiegare a pieno il senso di una pellicola accolta con molto favore da critica e pubblico “Con questo film in parte autobiografico ho voluto mostrare il periodo immediatamente successivo al Maggio Francese, concentrando l’attenzione su un gruppo di liceali che l’hanno vissuto un po’ ai margini. Un’epoca in cui c’erano amore, tenerezza ma in fondo mancava la gioia. C’erano la malinconia, l’ossessione per il processo politico, una sorta di super io dominato dai valori della classe operaia, la rivoluzione. Un contesto triste e violento.”

Simone Ranucci