Concordia, la scatola nera incastra Schettino – “Praticamente stiamo imbarcando acqua, tanto è calma piatta, e poi Dio ci pensi… dobbiamo solo mettere i passeggeri a mare, se ci mandate dei mezzi per cortesia…con molta velocità”. E’ passata circa un’ora dall’impatto della Costa Concordia con lo scoglio dell’Isola del Giglio e Francesco Schettino parla così al telefono con la Capitaneria di porto di Livorno. E’ quanto risulta da un’anticipazione della perizia suppletiva della scatola nera, pubblicata da La Stampa. I passeggeri, scrive il giornale, inizialmente informati solo del black-out e non della collisione, cominciano a scendere sulle scialuppe prima ancora “dell’emergenza generale” per l’abbandono della nave. Il comandante, su richiesta degli ufficiali, lo renderà esecutivo solo ale 22.43 e 12 secondi.
I dialoghi del comandante – Schettino, si legge sul quotidiano torinese, tentenna a dare richiesta di soccorso, nonostante in tanti gli chiedano di farlo. Ma, prosegue La Stampa, sulla nave succede altro perché “chi è sulla plancia non ricorda i codici d’emergenza”. I periti nominati dal gip Valeria Montesarchio sottolineano nella bozza: “Voci cercano i codici d’emergenza per dare l’allarme, non conoscono i codici d’emergenza”. Alle 22.51 finalmente scatta l’ordine. Schettino: “Oh, lo vogliamo dare quest’abbandono nave…?”. Poi corregge: “Diamo d’abbandono nave dai, basta cosi’!”. Alle 23.08, ormai conscio della gravità dell’accaduto, il comandante confessa (presumibilmente alla moglie Fabiola): “Fabì, ho finito la mia carriera di comandante”. E ancora: “Fabì nun te preoccupà… e togliamo questo navigare da mezzo e ci mettim a fa’ nat lavoro…”.