Grande successo di ascolti per la prima puntata de “Il Commissario Nardone”, la minifiction di 6 puntate in onda ogni giovedì in prima serata su Rai Uno; al suo debutto le vicende della squadra mobile di Nardone sono state seguite da 5.237.000 telespettatori in valore assoluto, per uno share del 21,54% nel primo episodio (”Penicillina mortale”) e del 22,14% nel secondo (”La Banda Dovunque”). La nuova fiction ha letteralmente sbaragliato la concorrenza dell’atteso “Tezenis Live”, il concerto trasmesso su Canale 5 dall’Arena di Verona con Alessandra Amoroso ed Emma Marrone (16,07% di share).
Ad assicurare tanto successo a “Il Commissario Nardone” è una trama avvincente ed un cast di bravissimi attori, capitanati dal travolgente Sergio Assisi. L’attore interpreta Mario Nardone, commissario napoletano trasferito nella Milano del dopoguerra; i suoi modi di fare giustizia sconvolgono i colleghi milanesi e attirano non pochi nemici, ma ben presto Nardone si circonderà di persone fidate, quali il brigadiere Corrado Muraro (Luigi Di Fiore), Peppino Rizzo (Ludovico Vitrano) ed Enrico Spitz (Francesco Zecca).
Il primo caso che viene affidato a Nardone riguarda la morte dell’avvocato Sanzone, apparentemente colpito da un infarto; il commissario fin da subito capisce che dietro alla sua morte si cela un mistero assai più grande, ritrovando sul cadavere delle tracce di vetro e morfina… Le indagini lo conducono a sventare un traffico illecito di penicillina, rubata in un deposito di medicinali e poi rivenduta sul mercato nero; ad essere implicati nei furti sono due poliziotti, Tucci e Sorrentino, complici dell’autista che effettuava il trasporto della refurtiva. Nel corso della prima indagine Nardone inizia a costruire una sua rete di informatori, tra i quali la prostituta Flò (Anna Safroncik), il fotografo Trapani (Giampiero Judica) e Salvatore Cangemi (Manlio Dovì).
Nel secondo episodio Nardone avrà a che fare con la “Banda Dovunque”, un gruppo di ladri incalliti che in quegli anni dava non poco filo da torcere alla polizia. Durante una rapina in banca una guardia giurata viene gravemente ferita e da qui partono le indagini di Nardone. Quando un’auto viene incendiata e al suo interno si scoprono tracce di riso, il commissario ricostruisce la verità: la banda si è servita di quella fuoriserie 1100 amaranto per la rapina in banca, l’ha poi nascosta in un garage ma il suo titolare decide di prenderla in prestito in occasione del suo matrimonio. Nardone costringe quest’ultimo a confessare il tutto e a fare i nomi della banda, che viene finalmente arrestata. Un quinto complice sfugge, però, alla giustizia: si tratta di Luigi Bosso, criminale alle strette dipendenze di Barone, gioielliere della Milano bene che gestisce il malaffare della città. Quando Nardone scopre che l’avvocato di Bosso non è altro che Sanzone, in precedenza assassinato in maniera misteriosa, capisce che dietro a questi eventi si nasconde un solo nome, quello di Barone…
R. C.