Il discorso di Bersani – Il segretario del Pd è stato l’ultimo a prendere la parola alla festa democratica di Reggio Emilia, con un discorso a tutto campo.
E proprio da Reggio si può dire che parte la corsa del Pd alla vittoria delle prossime elezioni.
Il Pd, infatti, secondo Bersani è ormai pronto per guidare il paese, e a “prendersi le proprie responsabilità per fare uscire l’Italia da un destino di arretramento con meno disuguaglianza, con più lavoro e con una democrazia funzionante e pulita”.
Inizia così il discorso del leader democratico, che rivendita il suo appoggio al governo tecnico, che ha permesso all’Italia di evitare il baratro.
Ma il 2013 sarà l’anno delle elezioni, e saranno gli Italiani, continua Bersani a scegliere il prossimo governo: “Tocca agli italiani, solo agli italiani e a tutti gli italiani stabilire chi deve governare. Sempre naturalmente che Moody’s o Standard and Poors non ce le aboliscano sostituendole con una consultazione fra banchieri”.
La campagna elettorale sarà lunga e difficile, ammette Bersani, “per tagliare la strada ai riformisti si muoveranno forze antiche e nuove, o travestite di nuovo che si stanno già muovendo, in realtà, ma non passeranno”.
La crisi non è finita – “La sofferenza degli italiani è grande. La vediamo. Vediamo come si spenga la speranza di lavoro dei giovani, vediamo la condizione di chi il lavoro lo perde o teme di perderlo. Vediamo l’ansia di artigiani, commercianti, imprenditori“, continua Bersani.
Occorre ancora percorrere una lunga strada verso l’uscita dal tunnel, la ricetta è “più lavoro, più uguaglianza e più diritti“.
Unioni omosessuali e immigrazione – Il discorso di Bersani poi tocca due temi su cui si è discusso nei giorni scorsi, come le unioni tra omosessuali: “Non c’è ragione che vengano ancora negati ai cittadini diritti basici, tradendo il terzo articolo della nostra Costituzione; che si neghino diritti a persone con disabilità, che si neghi agli omosessuali italiani il diritto all’unione civile o ad una legge contro l’omofobia, che si neghi alle donne una democrazia paritaria, che si lascino le donne nell’universo di stereotipi antichi, nella prigione di pratiche discriminatorie o perfino in balia della violenza domestica. E non c’è ragione che vengano negati nei luoghi di lavoro diritti di partecipazione e diritti sindacali“.
Riguardo l’immigrazione e la cittadinanza, continua Bersani, e lo fa chiamando sul palco una bambina di 4 anni figlia di immigrati ghanesi: “Se tocca a me si comincia dal primo giorno col chiamare italiani i figli di immigrati che studiano qui e che oggi non sono né immigrati né italiani“.
Matteo Oliviero