Venezia 2012: Il caso Bellocchio e i film provinciali

Venezia 2012: Il caso Bellocchio e i film provinciali. A Marco Bellocchio la mostra del cinema di Venezia porta un po’ sfiga, e di certo gli provoca solenni incazzature. Sembra ieri quando sbarcò in concorso con Buongiorno notte pronto per ricevere il Leone d’oro, finendo poi per tornarsene a casa con una misera Osella per la migliore sceneggiatura. Quest’anno ci ha riprovato con La bella addormentata, film liberamente ispirato al caso di Eluana Englaro, e sembrava che questa fosse la volta buona. Ma anche stavolta nulla. A vincere è stato Kim Ki Duk e l’esito finale ha lasciato l’amaro in bocca agli ultras del cinema italiano, che si sono scatenati contro la giuria con parole a dir poco farsesche.

Provinciali. A rincarare la dose un commento anonimo di un membro della giura, che ha detto che i film italiani sono troppo provinciali e quindi non adatti a un pubblico internazionale. Apriti cielo. Bellocchio, che evidentemente non aspettava altro che la goccia per far traboccare il suo vaso di bile, ha risposto piccato dicendo “L’eutanasia, la tragedia o il dramma del fine vita sono forse un tema provinciale? Accetto la decisione della giuria che ha giudicato secondo la sua idea di bellezza: i film premiati erano i più belli. Basta. Ma non ci vengano a dare lezioni su cosa gli italiani dovrebbe raccontare al cinema”. Ora a guardarla dall’alto la polemica sembra davvero assai sterile, anche perchè nessuno sa se queste sedicenti parole di un sedicente giurato siano davvero state pronunciate. Resta il fatto che ogni anno la critica nostrana meno avveduta si lancia in sproloqui contro le giurie colpevoli di non essere abbastanza provinciali e di non tutelare il cinema di casa nostra. Il caso Bellocchio è insomma l’ultima occasione che aveva qualcuno per stare in silenzio e che non ha sfruttato. Parafrasando Nanni Moretti verrebbe da dire a lor signori “Ve la meritate la riserva indiana di Controcampo Italino, ve la meritate proprio.”

Simone Ranucci