L’artista brasiliano Fernando de La Rocque, ha utilizzato il fumo di marjiuana per creare le opere d’arte della sua ultima collezione di opere a carattere religioso e politico, intitolandola per l’appunto “Blow Job” (per la traduzione lasciamo la ricerca ai volenterosi lettori).
La realizzazione avviene soffiando il fumo sulla tela attraverso maschere precedentemente preparate. Chiaramente favorevole alla depenalizzazione delle droghe leggere, l’artista per primo riconosce che non è il soggetto in sé ad essere rilevante ma la provocatoria tecnica che utilizza, e soddisfatto del clamore e delle contestazioni che ha sollevato, ha dichiarato: “E’ più importante la libertà di parlare e di fare arte con la marjiuana, che la libertà di fumarla”.
Non si tratta della prima collezione controversa di De La Rocque. L’ estroso artista aveva intitolato una delle sue prime esposizioni “Barata de Ouro”, ovvero “La piattola d’oro”, nella quale aveva riprodotto vari scarafaggi aurei, e a proposito di essa aveva dichiarato: “Mi interessava mettere in contrapposizione il potere repellente delle piattole a quello attraente dell’oro. Una forma sgradevole accoppiata ad un colore meraviglioso”.
Le opere della serie “Blow Job” sono esposte a partire dal 15 agosto scorso presso la “Cucaracha gallery” a Rio de Janeiro in collaborazione con la galleria Artur Fidalgo.
A. U.