Pussy Riot, spostato al 10 ottobre il processo d’appello

Pussy Riot, spostato al 10 ottobre il processo d’appello – E’ stato spostato al 10 ottobre, presso il Tribunale municipale di Mosca, il processo d’appello alle tre componenti delle Pussy Riot in carcere dal 17 agosto scorso, con l’accusa di teppismo motivato da odio religioso dopo una ‘messa-concerto’ di protesta tenuta nella cattedrale di Mosca. Lo ha deciso il Tribunale municipale di Mosca. Il processo a Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alekhina e Ekaterina Samutsevich era stato in precedenza fissato per il 1 ottobre.

Diviso il mondo politico russo – Sulla sentenza che ha condannato le tre cantanti della band russa è intervenuto persino Mikhail Gorbaciov, definendola ‘sproporzionata’. “Sono sorpreso e scioccato per il fatto che questo evento, che avrebbe dovuto essere gestito parlando seriamente ed in modo accorto, abbia gettato il paese in una situazione completamente sproporzionata”, ha scritto sul sito della sua Fondazione Gorbaciov. “Voglio ricordarvi che le due (esponenti della banda punk) hanno figli. Sì, si sono pronunciate contro (il presidente russo) ma il loro obiettivo era coinvolgere la società civile”, ha sottolineato l’ex presidente dell’Unione Sovietica. Diametralmente opposto il giudizio di Vladimir Putin, il quale ha deplorato il comportamento delle Pussy Riot, sostenendo che lo Stato ha l’obbligo di proteggere i sentimenti dei credenti“Prima sono state nella chiesa Elokhovskaya dove hanno dato vita a un vero e proprio sabba, poi sono state in un’altra chiesa, per dedicarsi a un altro sabba. Lo Stato ha l’obbligo di proteggere i sentimenti dei fedeli” ha detto il presidente russo in un’intervista al canale Tv Russia Today.
R. E.