Isole Senkaku, prove di dialogo tra Cina e Giappone – Tra Cina e Giappone c’è finalmente l’accordo per aprire un tavolo di “colloqui diplomatici” sulla questione delle isole Senkaku, nel Mar Cinese Orientale, da tempo al centro di un’aspra contesa territoriale tra Pechino e Tokyo. La decisione è stata presa dai funzionari di entrambi i Paesi, dopo i ripetuti allarmi circa le gravi conseguenze economiche di questa disputa che sta dividendo il mercato bilaterale da ormai due mesi. Ieri anche il premier giapponese Yoshihiko Noda ha dichiarato: “Senza colloqui, soffriremo entrambi”. Secondo un Rapporto di Moody’s Analytics “la disputa che ha coinvolto i due Paesi avrà un gran numero di effetti, per lo più negativi, sul medio termine”. Analogo il giudizio del Fondo monetario internazionale, che ha criticato aspramente la posizione intransigente dei due governi: “Risolvete presto le vostre dispute – ha avvertito Christiane Lagarde – o tutta l’economia mondiale soffrirà“.
L’arcipelago della discordia – La situazione nel Mar Cinese Orientale si è aggravata dopo che Pechino ha inviato, circa un mese fa, sei pattugliatori davanti alle coste delle isole Senkaku, in risposta alla conferma da parte del governo giapponese dell’intenzione di sborsare due miliardi e mezzo di yen, equivalenti a oltre venti milioni e mezzo di euro, per sottrarre alla Cina tre delle cinque isole Senkaku (in cinese Diaoyutai). Al momento l’arcipelago, disabitato ma ricco di risorse naturali, è controllato da Tokyo, ma la sovranità è rivendicata anche da Taiwan. Secondo il ministero degli Esteri cinese, l’annuncio da parte del Giappone dell’acquisto delle isole e della loro nazionalizzazione rappresenta una grave violazione della sovranità della Cina. Definendo la posizione nipponica come “altamente offensiva per 1,3 miliardi di cinesi, in quanto seriamente calpesta fatti storici e della giurisprudenza internazionale”, il governo di Pechino ha dunque espresso ferma opposizione contro la mossa del Giappone.