Terzo giorno di udienza per l’incidente probatorio contro il comandante Schettino, riguardo il naufragio della Costa Concordia: il procuratore di Grosseto ha sottolineato che è stato solo per un miracolo se la nave non è affondata subito. Contro le dichiarazioni rilasciate dal comandante il procuratore avrebbe obiettato che se non vi fosse stato il vento di quella sera, la nave si sarebbe capovolta e sarebbe affondata immediatamente a causa della mancanza di propulsione e del fatto che i timoni erano bloccati.
Secondo la ricostruzione fornita dai periti mentre Schettino effettuava la manovra di avvicinamento alla costa del Giglio per la cerimonia di “inchino”, in plancia di comando, si trovava la moldava Domnica Cemortan, in violazione alla norma del Codice nautico, ma anche a quelle della Costa Crociere. Oltre alla Cemortan in plancia vi erano il commissario di bordo, Manrico Giampedroni, e lo chef Ciro Onorato.
All’ingresso di Schettino, accompagnato dalle tre persone citate, il titolare della guardia era ancora il primo ufficiale Ambrosio, e il comandante non aveva assunto il controllo della manovra, bensì si era semplicemente informato sulla velocità di crociera della nave. Schettino avrebbe quindi ordinato ad Ambrosio di cedergli il timone, assumendo di fatto il comando della nave qualche istante prima di ordinare “master take command”, alle 21.39. Due minuti prima, alle 21,37, Schettino aveva chiesto al cameriere di bordo Antonio Tievoli, altra presenza irregolare in plancia, se avesse chiamato Palombo, un ex comandante di navi che secondo Schettino lo avrebbe invitato a fare l’inchino quella sera, e lui aveva risposto di non averlo ancora fatto. Dopo pochi istanti Tievoli avrebbe chiamato l’ex ammiraglio e intorno alle 21.45 sarebbe avvenuta la collisione della nave sugli scogli.
Marta Lock