Anonymous: Polizia, conosciamo i vostri illeciti

Gli Anonymous Italia, ancora loro. – Quasi tutti ormai li conoscono, a seguito della recente serie di interventi su fatti di attualità, grazie ai quali sono diventati estremamente popolari: hanno contribuito alle indagini su alcuni fatti di cronaca, e messo in luce aspetti poco noti di personaggi pubblici e situazioni che minano l’ordine costituito. Ebbene, oggi ce l’hanno con le forze dell’ordine, ed in particolare con quelle di polizia. “Siamo al corrente di alcuni vostri illeciti, teniamo d’occhio anche voi”, è il messaggio principe che sembra voler emergere dall’ultima loro impresa: 1,3 giga messi on line sul sito di Anonymous Italia, presi dagli archivi della polizia di Stato. Alcuni sono documenti irrilevanti, mentre altri faranno discutere a breve, riguardando la questione della Tav e di alcuni accadimenti connessi, oltre che le metodologie usate dalle forze dell’ordine. Tentiamo dunque di analizzare i punti cardine nei quali si smembra il fenomeno Anonymous dei nostri giorni.

La rete e l’iperconnettività: pericolose per chi? – Si parla ormai ovunque del fatto di esser tutti troppo connessi, troppo presenti on line, troppo in contatto con tutti gli altri, ventiquattro ore al giorno. Si rappresenta spesso questo aspetto della neonata società moderna e multimediale come un “vizio”. Un grave pericolo che rischia perfino di farci impazzire tutti, secondo un recente articolo apparso su Newsweek, e ripreso dall’ultima edizione dell’Internazionale. Schiere di sociologi, psichiatri, economisti, politici, e, ahinoi, anche giornalisti sfilano ogni giorno in rete per ricordarci che comunicare troppo è male, ed è pericoloso come ogni eccesso. Ed in effetti in questi ultimi anni i risultati sono stati sotto gli occhi di tutti: la Chiesa, si sa, è stata presa di mira continuamente, fin dall’avvento dei social network, ed in particolare su Facebook; i partiti politici, ad uno ad uno, sono stati trattati con poco riguardo, per non parlare della classe politica in generale, dei vari governi, di quello attuale del professor Monti. La rete è sempre lì a fare da cartina di tornasole alle nostre idee, non appena ci lampeggiano in mente: “Sarò solo io ad avere l’impressione che…”, “Ma sembra a me, oppure non è molto equo il fatto che…”, erano pensieri furtivi che un tempo scartavamo, consci di poter sbagliare, e che, arrivati a fine giornata, non ricordavamo nemmeno di condividere a tavola o con i quattro amici del salotto.

Incremento della comunicazione e formazione di idee critiche. – Oggi non occorre più un fegato eccezionale per accennare a delle proprie idee pur fallibili, eventualmente provvisorie, ancora in stato di bozza da confrontare con altri e formare attraverso il dialogo. Ora per fare tutto questo non occorre essere animali da comizio o far parte di associazioni elitarie. Ed il sospetto che qualcosa non quadri in qualunque tipo di situazione può divenire subito notizia, e da lì ricevere eco, sostegno, diventare certezza e spingere perfino (questa è la vera novità) all’azione collettiva. Spauracchio di qualunque forza politica più o meno onesta, più o meno legittimabile, la rete è ormai temuta anche dal potere esecutivo, quello esercitato dal governo attraverso la Pubblica Amministrazione. L’idea stessa di potere sta perdendo quell’alone di mistero (di cui la stessa Chiesa non riesce più a fregiarsi) che spinge una collettività ad accettare che “se le cose sono state organizzate così da chi ne sa, ci sarà un perché”, “ognuno ha il suo mestiere, i politici hanno il loro e noi non abbiamo tempo da perdere appresso a queste cose”, “la polizia è la polizia, se uno viene arrestato ci sarà un perché”.

Rimessa discussione delle idee accettate. – Non è detto che un provvedimento preso dalla polizia sia ipso facto lecito, nessuno ci garantisce che non avvengano crimini commessi dalle stesse forze dell’ordine, né che non vengano impartite pene a persone che non ne hanno commessi. L’analisi critica sta sostituendo l’accettazione muta. Il più deleterio concetto che sta scomparendo, è un pensiero serpeggiante ad ogni livello nella società, che recitava più o meno così: “Questa cosa mi lascia perplesso, ma è meglio non esprimere dubbi, dato che mi sembra ne siano tutti così sicuri”. Quando il re era nudo, non lo diceva nessuno e nessuno ne era certo. Oggi la rete rende possibile un confronto che è continuo, immediato e aperto a tutti. Tre caratteristiche che consentono di passare al vaglio della razionalità ogni avvenimento, e che rendono sempre più difficile soggiogare le menti attraverso dogmi intoccabili.

I miti della società moderna. – Anche la polizia non deve essere dogma, non è infallibile, può arrivare ad esser smascherata qualora abbia commesso illeciti. Un messaggio forte, quello lanciato in queste ore da Anonymous attraverso la violazione dei sistemi informatici della Questura. Sistemi che appartengono, in fondo, a chi? Vero è che in una democrazia si rende necessaria la possibilità che ci siano dei segreti istituzionali, come quelli di Stato. Ma è altrettanto necessario ricordare che un popolo di una società di diritto, così come rispetta gli incarichi affidati con fiducia a pochi, in qualunque momento potrebbe (non si sa mai) chiamare a verifica gli stessi. Vero è che formalmente gli Anonymous hanno commesso un reato informatico. Ma è da notare che oggi le uniche possibilità di controllo, come si vede, da parte del cittadino nei riguardi delle istituzioni devono ancora passare attraverso l’illecito. Non è forse questa la contraddizione di fondo di una democrazia, seppure di tipo indiretto? La passività della massa, un tempo facile da coltivare, si va ora affievolendo, per dare spazio alla consapevolezza che in uno Stato di diritto non debbano sussistere dogmi da accettare acriticamente. Questo sembra essere il messaggio positivo e propositivo dell’atto di Anonymous.

Anonymous: piccola nota sul termine. – Erroneamente, si suole definire gli Anonymous come un imprecisato gruppo di hacker, oppure di cracker. In realtà il termine definisce qualunque utente della rete che decida di diffondere dei contenuti in via anonima, di qualunque tipo. Non esiste ad oggi una vera e propria associazione che si riconosca sotto l’insegna Anonymous, e che si proponga magari delle finalità comuni a membri di gruppi di cracker o di hacker. Se i commenti un poco confusionari di certa stampa inducono talvolta a pensare ad una sorta di loggia pseudo massonica, misteriosa, eventualmente satanica o comunque illegale che si nasconda sotto questo nome, è da osservare che tali associazioni di idee sono puramente fantasiose. Chiunque può far parte degli Anonymous, se munito di una connessione internet e di un pc, e perseguire fini leciti o meno, attraverso metodi legittimi o che non siano tali.