Dal 25 al 27 ottobre, a Bologna, nelle sedi del Royal Hotel Carlton e del Convento San Domenico, si terrà un convegno internazionale sul problema della iperuricemia come fattore di rischio cardiovascolare. Il simposio bolognese è stato organizzato da Alma Mater Studiorum, Policlinico Sant’Orsola-Malpighi e promosso dalla Fondazione Menarini. Sebbene non tutti gli studiosi e i medici concordino, gli studi in materia sono innumerevoli tanto che, per citarne uno, anche sul sito CardioLink si può leggere di una ricerca in cui sono stati analizzati ben 2.645 pazienti con scompenso cardiaco sistolico che al basale avevano dati alterati per quanto riguarda i livelli di acido urico.
Uricemia e malattie cardiovascolari. In Italia le malattie cardiovascolari sono al primo posto tra le cause di morte. La condizione che più spesso si associa a tali malattie e che prende il nome di arteriosclerosi è causata soprattutto, secondo alcuni, dalla formazione all’interno dei vasi sanguigni di depositi di cellule e sostanze derivate dai grassi circolanti nel sangue, depositi che vanno cioè a restringere progressivamente le arterie creando un tappo dannoso. Recenti studi hanno dimostrato, poi, che la presenza di livelli elevati di acido urico nelle articolazioni e nelle vie escretrici, quali reni e ureteri, sia un ulteriore fattore coinvolto nello sviluppo delle malattie cardiovascolari. Secondo alcuni è stato dimostrato che , e sarà sicuramente argomento di dibattito, la somministrazione precoce di farmaci che riducono l’acido urico nel sangue riesce a ridurre la pressione arteriosa e a prevenire lo sviluppo di ipertensione e con esso l’incremento di rischio cardiovascolare.
Prevenzione. Ciò che ne consegue, secondo i sostenitori di tale teoria, è che il problema dell’acido urico debba essere affrontato potenziando l’educazione alimentare ed intervenendo, ove necessario o possibile, sul piano terapeutico. Come ben noto il fattore di rischio può essere suddiviso in due tipologie: modificabile e non modificabile. In generale il rischio globale dipende dal rischio che ogni persona ha di sviluppare la malattia cardiovascolare, dal numero e dalle entità di fattori di rischio presenti nell’individuo contemporaneamente, ma soprattutto esso è continuo ed aumenta con l’età. Nessuno è al sicuro o meglio in ciascun individuo vi è una percentuale di rischio anche se minima. È bene evidenziare, infine, che la terapia delle malattie cardiovascolari agire sui rischi classificati come modificabili intervenendo, oltre che sull’uricemia, anche su: ipertensione, fumo, diabete, scarsa attività fisica ed obesità.