E’ la seconda aggressione mortale in due anni, oggettivamente non per stare dalla parte degli squali ma non è una media tanto alta, presso la spiaggia californiana di Santa Barbara da parte di uno squalo ai danni di un bagnante. Pare che l’aggressione sia avvenuta nei pressi della spiaggia, quindi non in acque profonde, va chiarita la dinamica del sinistro in quanto non è ancora reso noto se la vittima stesse praticando surf o, semplicemente, avesse deciso di fare un bagno nell’oceano. Nel frattempo, giusto per creare il solito sensazionalismo, il predatore in questione è già stato rinominato “lo squalo killer” che è tornato a bramare il proprio tributo di sangue dopo un anno di pace.
La spiaggia è stata immediatamente chiusa al pubblico: un lido che si chiama Surf beach in virtù del fatto che pulluli di surfisti. Non è necessario essere la reincarnazione di Jacques Cousteau per conoscere quelle 3 o 4 regole basiche che vengono impartite a chiunque sia solito frequentare acque dove si è registrata la presenza di squali. Lo squalo è solito scambiare la forma della tavola da surf per una foca, proprio per questo motivo il maggior numero di attacchi di questi animali avviene a danno dei surfisti; va inoltre puntualizzato che nella grande maggior parte dei casi lo squalo “sputa” la preda in quanto il corpo umano è privo della quantità di grasso che l’animale va cercando nelle foche e nei leoni marini.