On the Road: un film che non sai dire se ti è piaciuto o no

Ok, l’obiettivo non era proprio facilissimo: già il romanzo di culto di Kerouac divide parecchio i lettori, tra folli entusiasti e tediate creature che si impongono di terminare la lettura perché lasciare lì un libro è come buttar via il cibo per i nostri retaggi. Riuscire a sorbirsi 137 minuti di On the Road non è un’impresa facile in quanto chi non ha amato il libro ne uscirà tediato, chi l’ha adorato rischia, forse, di non restare appagato da questa trasposizione nonostante le evoluzioni sessuali che Kristen Stewart, che ha il fuoco nelle vene tipico dei ribelli quanto un democristiano che gioca a scarabeo, propone senza posa, in modo quasi meccanico e vagamente scontato.

Laudati siano, invece, i due protagonisti maschili del lungometraggio: Sal Paradise, pseudonimo di Kerouac, è interpretato magistralmente dal carismatico Sam Riley, che ha indossato i panni del tormentato Ian Curtis, frontman indimenticato dei Joy Division, nel film Control, e anche questa volta mantiene l’alto standard al quale ci ha abituati. Ma la vera rivelazione è              Garrett Hedlund, calato nei panni dell’amico folle, disastrato, sensuale, promiscuo, laido e disperato Dan. Bene anche Kirsten Dust, molto più intensa e proteiforme della Stewart sulla quale non insistiamo perché sarebbe davvero come infierire. Così, in bilico tra Into the Wild, Easy Rider e un road movie ben realizzato tecnicamente, si snoda la lettura di Sulla strada di Walter Salles. Prezioso anche se fugace il contributo di un attore eccelso, perfettamente in parte anche in questo caso, qual’è Viggo Mortensen.

Non è un brutto film…è che proprio non ha vita, non trasuda quella vita marcia, dissoluta e disperata di quei viaggi. E’ come ripulito, anche il sesso, così facilmente e reiteratamente esibito, è puro manierismo anche quando vuole trasgredire. Sarà per via del fatto che il tasso erotico nell’aria doveva essere subordinato alla sensualità di Kristen Stewart…ecco stiamo infierendo di nuovo…