Ragazza brasiliana vende la sua verginità all’asta via web per 600mila euro

Da qualche anno a questa parte, la consuetudine ad acquistare tutto ciò che serve comodamente dalla propria abitazione privata è diventata sempre più dilagante. Elettronica, viaggi, libri, strumenti musicali, perfino fare la spesa è diventato possibile in Rete: virtualmente si gironzola per i vari scaffali e si riempie il carrello; poi ci penserà un fattorino a portare tutto a casa. I siti di e-commerce stanno diventando dunque sempre più numerosi e vengono fuori come funghi. Su internet si vende e si acquista di tutto, persino la verginità delle persone.

Eh si, non è uno scherzo. Una studentessa brasiliana di 20 anni, Catarina Migliorini, ha venduto la sua verginità per 780mila dollari (600mila euro circa) a un giapponese, tale Natsu. La vendita è avvenuta tramite un’asta su un sito internet australiano, virginswanted.com.au dove, appunto, molti degli iscritti ricercano persone ancora vergini, ragazzi e ragazze, per fare sesso. All’asta per aggiudicarsi la verginità di Catarina hanno partecipato 15 uomini da varie parti del mondo: India , Brasile, Usa e Giappone. Il click più veloce è stato però quello del giapponese Natsu che per 780mila dollari si è aggiudicato il ‘bottino di guerra’. “La vedo come un’impresa che mi permettere di viaggiare, di girare un film e di avere subito del denaro”. Queste le parole della ragazza, che col denaro guadagnato vuole anche pagarsi gli studi e che poi ha aggiunto: “Se fai questo una sola volta nella vita, non sei una prostituta; non è che facendo una sola foto diventi un fotografo”. Ad essere stato messo all’asta è stato anche un ragazzo russo di 21 anni,  Alexander, che ha venduto la sua verginità ad una donna brasiliana per 3.000 dollari, all’incirca 2.300 euro.

Secondo il contratto stipulato all’interno del sito internet virginswanted.com.au, Catarina Migliorini si incontrerà con il suo acquirente a bordo di un aereo diretto, poi la ragazza si concederà per la prima volta in un luogo tenuto segreto. L’acquirente però ha dovuto stipulare un contratto in cui si impegna a sottoporsi a un test sulle malattie sessualmente trasmissibili.