Sono più di 70 i malati gravissimi italiani, quasi tutti affetti da patologie degenerative quali Slcerosi Mutipla e Sla, dipendenti da macchinari per respirare o nutrirsi, quasi tutti impossibilitati a deambulare e persino a parlare: hanno iniziato il 21 ottobre lo sciopero della fame, insieme ai loro familiari contro i tagli del governo Monti. La motivazione? Eccola spiegata: “Con la legge sulla Spending Review il governo ha deciso di dedicare parte dei 658 milioni alla non autosufficienza, in particolare ai disabili gravissimi, ma in che modo? Ogni riferimento al Piano nazionale per la non autosufficienza è infatti scomparso anche dal “decreto Balduzzi“, in discussione in Parlamento – asserisce Mariangela Lamanna, sorella di Giusy, malata di Sla, sclerosi laterale amiotrofica -. Eppure ad aprile, il Ministero del Lavoro si era impegnato a rendere pubblica entro un mese la proposta di un piano d’intervento. Intanto sono passati 6 mesi, troppi per chi deve arrangiarsi da solo. Dopo i nostri sit-in ci avevano promesso un incontro congiunto coi rappresentanti dei tre Ministeri coinvolti: Economia, Salute e Welfare, ma non si è mai svolto.”
Tornare a casa fa risparmiare: Salvatore Usala di Monserrato, provincia di Cagliari, malato di Sla racconta: “Faccio lo sciopero della fame perché sto lottando per una vita dignitosa: per me, la mia famiglia, ma soprattutto per i tanti che vengono “imprigionati” in residenze. Io sono paralizzato, scrivo con gli occhi con un computer dotato di puntatore oculare, mi nutro tramite un tubo inserito nello stomaco e respiro grazie a un altro tubo inserito in trachea, alimentato da ventilatore. Ci rendiamo conto della situazione difficile che il Paese sta affrontando e per questo avevamo proposto il progetto “Ritornare a casa”, che farebbe risparmiare soldi allo Stato e consentirebbe a chi non è autosufficiente di vivere coi propri cari.”
E’ ora che non sia solamente il web a raccontare di questo sciopero che da sei giorni viene praticamente ignorato da media capillari come la tv.