Il fascino discreto di quel che resta di Silvio B.

La conferenza stampa tenuta ieri dal cavalier Silvio B. ha chiarito alcuni punti politici di indubbia importanza. Se stiamo nella crisi in cui stiamo gran parte della colpa è di quella bagascia di una Angela Merkel e di tutta la nazione sua, se stiamo come stiamo è perché non mi hanno lasciato lavorare, mentre a Monti lo fanno lavorare ma Monti anche se lo fanno lavorare lavora male, se stiamo come stiamo è colpa dei giudici che sono comunisti, e che governano l’Italia, i giudici comunisti. Insomma più o meno le solite cose, ma con una novità sostanziale. La novità non era di carattere contenutistico ma formale. Il cavaliere Silvio B. ieri mi è sembrato sul punto di diventare un novello Peter Finch (Quinto Potere)  che a un certo punto  sbrocca e decide di dire le cose come stanno realmente.

Ansia. Silvio aveva ansia, fiatone e si capiva lontano anni luce che si stava trattenendo a stento. L’impressione è stata anche quella dell’uomo assediato che piuttosto che arrendersi e tornare nei ranghi ti scatena contro la terza guerra mondiale. Ieri in effetti è riuscito in meno di un’ora a creare nell’ordine: un quasi incidente diplomatico con la Germania, una quasi crisi di governo, con i potenziali alleati di centro e centro destra, all’interno del suo stesso partito. In pratica dal grande seduttore che era il cavalier Silvio B. è diventato il grande distruttore. Tutto pur di salvarsi la pelle, tutto pur di non uscire di scena se non in mezzo al tripudio generale. Ieri più di tutti abbiamo assistito allo spettacolo di un uomo in crisi che prova il tutto per tutto. Berlusconi ha perso la figurina, il personaggio che faceva sognare metà degli italiani, e che l’altra metà odiava come il peggior criminale della storia. Silvio Berlusconi ha perso, e forse in questa sconfitta è il caso di andare a cercare tutta la solitudine di un uomo che è tornato normale.