Alleanze: se Casini non sa cosa fare

Un po’ a destra, un po’ a sinistra per rimanere saldi al centro. Se dovessimo sintetizzare in poche parole la linea politica prediletta da Pier Ferdinando Casini, potremmo probabilmente prendere in prestito quelle appena riportate. Il leader dell’Udc naviga da decenni nel mare magnum della politica italiana, alternando a fasi burrascose passaggi più sereni. A pochi mesi da un appuntamento elettorale quanto mai delicato, il centrista sembra però aver perso la bussola e faticare a riconoscere la strada da imboccare.

Tra destra e sinistra – Di sicuro c’è solo la voglia di arrivare al Monti-bis, ma sulle strategie da approntare per centrare il risultato Pier Ferdinando Casini sembra avere più di un dubbio. L’ex presidente della Camera ha fatto della sua “versatilità” politica una cifra irrinunciabile, da esportare come “marchio di fabbrica” tanto a destra quanto a sinistra. La sua naturale predisposizione a cementare alleanze “spensierate” a seconda della contingenza ha fatto del centrista un’icona del “relativismo” da applicare alle più diverse situazioni. E se in Sicilia l’intesa col Pd ha fruttato la vittoria elettorale di Rosario Crocetta, su scala nazionale Casini fatica comunque a chiudere la porta al Pdl “de-berlusconizzato”.

Sì a Bersani, no a Vendola – Una “confusione”, quella del numero uno dell’Udc, ben rappresentata dalle recenti dichiarazioni rilasciate. “L’incontro tra moderati e progressisti è possibile – ha spiegato ieri Casini – ma deve essere fatto in piena chiarezza e serietà”. Ovvero, lasciando fuori i rappresentanti della sinistra cosiddetta radicale come Nichi Vendola.  “Ricordo agli amici del Pd – ha continuato il centrista – che in Europa la sinistra ha lavorato bene, così Schroder in Germania come Blair in Inghilterra, dopo aver messo al bando gli estremi del sindacalismo e della politica”. 

L’appello del Cavaliere – E a destra? A tirare Casini per la “giacchetta” è stato Silvio Berlusconi in persona che, nel solito libro di Bruno Vespa, dopo aver ribadito di aver fatto un passo indietro per rispetto delle condizioni poste dai moderati, ha rivolto un appello esplicito all’ex “pupillo”: “Casini non può tradire una tradizione di alternativa alla sinistra che risale alla vittoria dei democristiani e dei partiti moderati del ’48”A complicare la faccenda una dichiarazione rilasciata pochi giorni fa dallo stesso centrista: “Il terreno comune d’intesa tra me e Alfano è duplice – ha spiegato Casini – più labile il riferimento internazionale del Partito popolare europeo, più stringente quello interno del governo Monti”. Ma tra il Pdl di Alfano e il Pd di Bersani, Casini chi sceglierà?