E’ stato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a consegnare a Sylvester Stallone la Lupa Capitolina, importante riconoscimento conferito dal comune a personaggi illustri particolarmente meritevoli. Con un po’ di sana retorica, l’incontro con Stallone (a Roma per presentare al Festival il suo nuovo film “Bullet to the head”) è stato organizzato al teatro “Tor Bella Monaca”, per creare uno scambio vivace anche con le zone periferiche della capitale. E in effetti, alle 11 già era tutto esaurito. Peccato che il contatto con il pubblico sia stato breve e scarso, quasi nullo: tra aneddoti personali e cinefilia, il dibattito ha interessato in pochi. Il pubblico (che lo si voglia o no) voleva la star, voleva gli autografi sui Dvd di “Rocky” e “Rambo”, voleva qualche gesto di attenzione, magari un finto cazzotto all’aria. Nulla di tutto questo. L’interazione, alla fine, c’è stata solo con le autorità, che in un’altra stanza – più piccola e riservata – gli hanno conferito la Lupa Capitolina.
Placido in salsa francese – Stallone a parte, ieri al Festival di Roma è stata anche la giornata di Michele Placido, che ha presentato il suo nuovo “Le guetteur” (“Il cecchino”), film di produzione francesce ma con una massiccia presenza italiana (oltre al regista, anche la figlia Violante e Luca Argentero). Parlando della sua scelta esterofila, Placido ha spiegato in conferenza stampa che “non si vede nulla nel nostro cinema, io sono pronto a mettermi in gioco, ma anche tra gli autori c’è l’autocensura: siamo timidi“. Aggiungendo poi: “Io farei un film su Marcello Dell’Utri, gli americani lo avrebbero già fatto, per capire le motivazioni del suo essere sotto osservazione da parte dei giudici“. Insomma, un’Italia poco coraggiosa, che lo porterà a fare anche il suo prossimo film all’estero: “L’innesto”, tratto da un testo di Pirandello e con probabile protagonista Berenice Bejo, già ammirata co-protagonista di “The artist”.