Un 2012 da record, un anno praticamente perfetto. La Juventus saluta 365 giorni straordinari. Anzi, “superstraordinari”, per usare quel termine ripetuto fino alla nausea nella seconda parte della scorsa stagione. Da chi? Dal vero artefice del miracolo bianconero, l’uomo che nella pagelle di fine anno merita il voto più alto: Antonio Conte (impossibile non dargli 10), il tecnico che ha preso un gruppo allo sbando, reduce da due settimi posti consecutivi, e l’ha trasformato in una squadra inaffondabile. Dal successo di Lecce, datato 8 gennaio, a quello contro il Cagliari dello scorso 21 dicembre, la Juve è scesa in campo 52 volte, mettendo insieme 35 vittorie, 14 pareggi e appena 3 sconfitte.
Forza e talento – Il numero che impressiona di più, però, è quello relativo ai punti in campionato: ben 94, record in un anno solare. Frutto, mai come in questo caso, della forza di un gruppo granitico, cui però non difetta il talento: quello di Andrea Pirlo (voto 10), per esempio, il genio in grado di accendere la luce anche nelle giornate più buie, tanto in bianconero quanto in azzurro. O quello di Mirko Vucinic (voto 8,5), l’asso di un attacco anemico, l’unico capace – nelle giornate in cui si alza dalla parte giusta del letto – di risolvere da solo le partite più intricate. O ancora quello di Gianluigi Buffon (voto 9,5), il miglior portiere dell’ultimo quarto di secolo, un errore con i piedi (Bertolacci ancora se la ride) a fronte di una serie interminabile di prodigi con le mani (anche al di là della linea di porta, ma non ditelo ad Allegri).
Addio capitano – I simboli della Juve versione 2012, però, sono stati altri. Questa squadra è diventata grande grazie agli inserimenti senza palla di Claudio Marchisio (voto 9), agli innumerevoli palloni recuperati – e ai tanti gol, ben 14 – di Arturo Vidal (voto 9), ai perfetti anticipi di Andrea Barzagli (voto 9,5) e ai tackle ruspanti di Giorgio Chiellini (voto 8,5). In questo gruppo si sono messi in luce gregari insospettabili, come l’infaticabile e un po’ attaccabrighe Lichtsteiner (voto 8) e il talentuoso – ma meno di quanto crede lui – Leonardo Bonucci (voto 8). Gli ultimi quattro mesi, poi, ci hanno fatto intravedere le qualità di Kwadwo Asamoah (voto 7,5) e Sebastian Giovinco (voto 7,5): quelle di Alessandro Del Piero (voto 10+, come da titolo del libro, alla carriera) le abbiamo ammirate per ben 19 anni, ma il 2012 (con lo zampino di Andrea Agnelli: 8 alle qualità manageriali, 2 allo stile) le ha spedite dall’altra parte del mondo.
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