L’ultimo blitz di ieri, il terzo da giovedì, ha finalmente liberato l’impianto per l’estrazione di gas naturale di In Amenas, che era in mano a terroristi. Sul campo sono rimasti però 23 ostaggi e 32 guerriglieri morti e molte altre persone risultano disperse.
Uccisi o liberati – Non ci sarebbero state mediazioni e alla fine effettivamente così è stato, ma ad In Amenas restano comunque decine di morti. 685 lavoratori algerini e 107 stranieri sono stati liberati (anche se molti sono riusciti a scappare da soli). Nell’attacco decisivo di ieri, ci sono stati invece sette ostaggi e undici militanti uccisi e sedici prigionieri liberati. I sette operai sarebbero stati giustiziati sommariamente prima dell’arrivo delle forze dell’esercito algerino. Una vera strage, che ha messo a nudo un sistema di sicurezza poco efficiente, in un teatro di instabilità come quello del Sahara occidentale. Anche se da Parigi, il primo ministro Francoise Hollande ha avuto parole di elogio per come è stata condotta l’operazione, spiegando che il numero degli ostaggi e dei terroristi non avrebbe permesso di fare altrimenti. Anche se adesso sono molti gli stranieri ad avere paura di rimanere negli impianti algerini, indifendibili.
Un attacco pianificato da tempo – Da chiarire ancora la vera motivazione dei terroristi. Dopo la cattura dei superstiti è stata infatti ricostruita la dinamica dei fatti ed è risultato che l’attacco di In Amenas era stato programmato da circa due mesi, quindi prima che la Francia intervenisse in Mali. In un primo momento, i militanti provenienti dal Niger, avevano infatti spiegato che l’occupazione dell’impianto era una protesta per l’operazione militare condotta dall’esercito francese. Mentre i tecnici e gli artificieri algerini stanno in queste ore cercando di sminare le strutture di In Amenas, riempite di esplosivo, molti cittadini stranieri risultano ancora dispersi. E non è ancora chiara la posizione degli Stati Uniti, che dopo un primo appoggio alle operazioni europee in Africa, si sono ora nascosti dietro un velo di silenzio.