L’offerta di Alfano a Bersani: Il Quirinale per la fiducia al governo

Ospite della trasmissione In mezz’ora (dove ha animato un vivace battibecco con la conduttrice Lucia Annunziata), il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha aperto ieri a nuovi scenari post-elettorali. Dopo le faticose operazioni di voto di sabato (che hanno portato all’elezione di Laura Boldrini alla Camera e di Pietro Grasso al Senato), l’ex Guardasigilli non ha negato di guardare con grande interesse alla nomina del prossimo presidente della Repubblica. Su cui ha tentato di intavolare una contrattazione col Pd.

Né vincitori né vinti: è questa, in sintesi, l’analisi consegnata ieri da Angelino Alfano all’indomani della nomina dei due nuovi presidenti delle Camere. “Non abbiamo ritenuto la giornata di ieri una giornata nera per noi – ha spiegato l’ex ministro della Giustizia – e non è stata una giornata di successo per la sinistra”. “Alla Camera – ha sottolineato Alfano – hanno perso oltre 20 voti alla prima tornata,  mentre al Senato hanno avuto, nonostante l’apporto dei grillini, 137 voti. Il risultato di ieri certifica l’assenza di qualsiasi maggioranza di sinistra”.  

“Bersani non può ottenere un incarico di governo”, ha insistito il segretario del Pdl, che ha deciso di mostrare le carte indicando l’unica soluzione che, a suo giudizio, permetterebbe di superare l’impasse politico-istituzionale. Una “contrattazione” in vecchio stile, destinata – è il ragionamento dei pidiellini – a soddisfare tutti (o quasi).  Per ottenere l’agognata fiducia al suo governo, ha spiegato Alfano, Bersani dovrebbe concedere “una rappresentanza istituzionale del popolo dei moderati al Quirinale e la condivisione di una serie di misure per la soluzione della crisi“. 

“Auspichiamo che la sinistra si renda conto di questa esigenza di rappresentanza per i moderati italiani – ha ribadito l’ex Guardasigilli – questo agevolerebbe anche la nascita di un governo Bersani. Se ci sarà un presidente (della Repubblica, ndr) di area moderata, abbiamo già detto che la nostra bussola sarà il bene del Paese”. Una proposta più che esplicita, incardinata su un “baratto” quanto mai diretto: la prima carica dello Stato in cambio del sostegno allo start-up del governo. Ma da via del Nazareno (sede nazionale del Pd) hanno già chiuso la porta: “Qui non c’è recapito per gli scambi indecenti“, hanno replicato a stretto giro i democratici.