Finanziamento ai partiti: tutti i malumori sul ddl annunciato da Letta

Bonino

 

Il testo ufficiale non è ancora stato trasmesso, ma la proposta annunciata due giorni fa dal governo di sospendere i finanziamenti pubblici ai partiti sostituendoli gradualmente con i contributi dei cittadini ha già calamitato l’attenzione di tutti. Sui giornali e sui vari organi d’informazione non si parla d’altro e non sempre in termini entusiastici. Anzi: il fronte degli “scettici” sembra destinato a crescere col passare delle ore, anche a causa della momentanea “fumosità” delle informazioni che riguardano il disegno di legge.

A esternare da subito il suo scarso entusiasmo è stata Emma Bonino: “Sul finanziamento pubblico ai partiti – ha detto il ministro degli Esteri – c’è stato l’inizio di un processo compromissorio, ma non sono così fiduciosa che l’arrivo del ddl in Parlamento migliori o chiarisca la situazione. Per questo credo che i radicali potrebbero lanciarsi in una nuova campagna referendaria per abrogarlo”. Una “smarcatura” importante, che potrebbe creare qualche problema alla squadra di governo capitanata da Enrico Letta.

Tranchant il giudizio del leader di Sel, Nichi Vendola“Quella del finanziamento ai partiti è una riforma lontana dall’Europa e con elementi di sola propaganda“, ha tagliato corto il pugliese. Più articolata, invece, la bocciatura di Beppe Grillo: “Quanto presentato dal governo non ha abolito nulla né ha intaccato il portafoglio dei partiti, nonostante stamattina (ieri per chi legge, ndr) i giornaloni affermassero il contrario – ha scritto sul suo blog il “megafono” del M5S – E’ una giravolta semantica, come quella dei ‘rimborsi elettorali’ dopo il referendum del 1993″. “Solo il M5S ha mantenuto fede alla promesse elettorali e ha già rifiutato i 42 milioni che gli sarebbero spettati – ha rivendicato Grillo – Pdl e pdmenoelle dovrebbero fare altrettanto anziché propinare agli italiani l’ennesima legge truffa“.

A storcere il naso è stato anche l’ex capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: “Si passa da un estremo all’altro – ha dichiarato ieri – Da un eccesso di finanziamento pubblico alla sua sostanziale abolizione che, a mio avviso, avrà solo effetti negativi. Mi auguro anche che il finanziamento dei privati non dia luogo a nuove iniziative giudiziarie come è già avvenuto in alcuni casi, Puglia docet”. E se dalle parti del Pd si preferisce rimandare ogni giudizio (in attesa che il testo assuma contorni più definiti), Matteo Renzi, “punzecchiato” sull’argomento, non ha rinunciato a inviare la sua obliqua “puntura” al capo del governo: “Sono da una vita un sostenitore dell’abolizione del finanziamento ai partiti – ha ricordato il sindaco di Firenze – ma non fatemi commentare che cosa ha fatto il governo altrimenti succede un casino“. Come dire che il suo commento è tutt’altro che benevolo.

Severo, infine, il giudizio che arriva dal leader dell’Idv, Antonio Di Pietro: “L’annunciata abrogazione del finanziamento ai partiti è la solita presa in giro – ha tagliato corto l’ex togato – Siamo di fronte a un annuncio, a una mera e ipocrita dichiarazione d’intenti che lascia il tempo che trova, visto che il ddl dovrà essere esaminato, modificato e approvato da un Parlamento che non ci pensa proprio a farlo. Esce dalla porta il finanziamento pubblico – ha rincarato Di Pietro – per poi rientrare dalla finestra sotto altre forme che portano addirittura alla corruzione ingegnerizzata”.