Il pressing di Napolitano – Il presidente della Repubblica torna ad incalzare i partiti sul tema delle riforme, ma apprezza lo sforzo per aver dato vita ad un governo di larghe intese “certamente a termine anche se senza nessuna scadenza. Si è trattato di una scelta che ha comportato e comporta sacrifici per i singoli partiti, una scelta eccezionale, senza dubbio a termine”.
Ma, ricorda Napolitano, la strada da percorrere è quella delle riforme, non tanto il presidenzialismo tanto caro al Pdl, ma che non ha nulla a che vedere con i problemi reali del paese come l’economia e la disoccupazione da record: “Ma io temo che si possa arrivare all’inconcludenza se ad esempio sulla nuova legge elettorale ciascuno sventola la sua bandiera, rimane attaccato al suo modello, come è successo recentemente. Questa volta bisogna riuscirci. Inoltre bisogna tener conto che potrebbe esserci a breve una nuova sentenza della Consulta con modifiche tassative da apportare alla legge vigente. Il che non significa che si debba tornare ad una legge proporzionale pura, si tratta di salvaguardare quel che c’è di maggioritario nella legge elettorale”.
La scadenza dei 18 mesi, spiega Napolitano, “indicata dalle Camere su iniziativa del governo è appropriato. E’ un processo molto complesso. Ho solo detto che di qui al 2 giugno prossimo si capirà a che punto siamo e se è reale la scadenza della fine 2014, che dobbiamo rispettare”.
L’attacco di Grillo – Contro la visione di Napolitano si scaglia il leader del Movimento 5 Stelle, che si chiede ” con quale autorità il presidente della repubblica definisce la durata di un governo?”.
Non solo, Grillo attacca anche i partiti, poco impegnati sui problemi reali dei cittadini: “Il comune senso del pudore è merce rara, rarissima, quasi scomparsa . Spudorato significa senza vergogna. I partiti che hanno preso in ostaggio una nazione per non dover rendere noti fatti inconfessabili non conoscono vergogna. Il governo nasce dall’emergenza dei processi di Berlusconi, dell’inchiesta del Monte dei Paschi di Siena, della trattativa Stato-mafia e sotto la pressione della finanza internazionale. Letta, capitan Findus, fa solo il palo e prende ordini”.
Matteo Oliviero