La realizzazione delle riforme istituzionali sembra essere l’obiettivo a cui Giorgio Napolitano guarda con prioritario interesse. Dopo l’intervento del 2 giugno in cui ha ricordato il mandato a termine del governo Letta e invitato i partiti a “darsi da fare”, il capo dello Stato ha convocato ieri al Quirinale il premier e un gruppo di ministri per rimarcare le sue vedute.
A colloquio col presidente, Enrico Letta e i ministri Gaetano Quagliariello (Riforme) e Dario Franceschini (Rapporti con il Parlamento), seguiti dal vicepremier Angelino Alfano che ha raggiunto il Colle qualche ora dopo. A loro Napolitano avrebbe ribadito l’importanza di procedere in fretta, predisponendo un testo su cui lavorare già dalla prossima settimana. Tra le indicazioni del presidente della Repubblica: la nomina di una commissione di esperti composta da circa 25 elementi che dovrebbe fornire il proprio contributo alla squadra di governo, mentre il premier Enrico Letta avrebbe rimarcato l’intenzione di sottoporre le proposte di riforma al giudizio dei cittadini che potranno valutarle su internet attraverso una sorta di referendum digitale.
A rendicontare sul faccia a faccia con Giorgio Napolitano è stato ieri Gaetano Quagliariello: “L’incontro è andato bene – ha detto – non si è parlato di legge elettorale, ma abbiamo fatto il punto sulle riforme illustrando al presidente della Repubblica quanto si è fatto attraverso le mozioni parlamentari. Il capo dello Stato ha preso atto del buon ritmo con cui si è partiti e ci ha esortato ancora”. “Ho un mandato che si muove tra due pilastri – ha spiegato il ministro delle Riforme – il primo è la volontà delle forze politiche di fare la riforma delle istituzioni partendo dalla posizione che la Costituzione non va abrogata, ma aggiornata. Il secondo pilastro è che questa riforma – ha precisato Quagliariello – non si può esaurire con una sola riforma della legge elettorale”.
Ma trovare una “convergenza” sulle riforme non sarà facile: “Occorre partire dalle cose su cui siamo tutti d’accordo – ha detto ieri Dario Franceschini – cioè dal superamento del bicameralismo, dal Senato delle Regioni e delle autonomie non elettivo e dalla riduzione del numero dei parlamentari. Sarebbe già una rivoluzione riuscire a fare questo. Poi – ha auspicato il ministro del Pd – si arriverà al capitolo della forma di governo”.