La Spagna della Crisi: pare che gli sfratti stiano calando dopo che l’Europa abbia visto tracce di illegalità nel regolamento in vigore. Il processo per la possible relazione dell’Infanta Cristina di Borbón con il caso “Urdagarín” è già cominciato, mentre la legge educativa Wert è stata approvata e già è stata messa in pratica. La disoccupazione sale, le tasse non si abbassano… ma invece in Catalogna cosa sta succedendo?
Pur facendo parte della stessa penisola, e in teoria essendo Spagna e Catalogna soggette alle stesse regole, la pratica è parecchio diversa. Da un punto di vista legislativo la Catalogna gode da secoli di un sistema privilegiato che le permette di gestirsi in un modo abbastanza autonomo rispetto alle altre regioni tanto a livello economico quanto educativo piuttosto che linguistico. Pur continuando a dipendere sotto alcuni aspetti, perché così lo prevede la costituzione, dai fondi dello stato giunge una ricchezza maggiore confrontandola sempre con le altre regioni. Non è una novità che la Catalogna, essendo com’è una parte potentissima della Spagna, fu una delle prime zone industrializzate e per la sua storia particolare è da sempre molto più legata al commercio e alla navigazione.
Lezioni di storia a parte – e tornando all’attualità – ci ritroviamo con una regione più rivendicativa che mai ha visto e vissuto la crisi economica nazionale e dato, appunto, la sua posizione di superiorità (economica), ha visto piuttosto una possibilità per l’indipendenza catalana. Dato che le casse dello stato non sono in grado di rispondere a tutte le pretese poste dalle diverse regioni, la Catalogna ha cominciato un’autentica crociata per difendere i suoi interessi che soltanto verranno soddisfatti con l’indipendenza. Hanno già fatto i referendum e il presidente, Artur Mas, ha iniziato diverse politiche separatiste ed è stato protagonista di tanti altri scontri col governo centrale.
L’ultima iniziativa, e forse anche quella più ingombrante, è il convegno che si terrà a dicembre e che ha per titolo: ‘Spagna contro Catalogna: uno sguardo storico (1714- 2014)’. Parte della commemorazione del 300º anniversario della caduta di Barcellona sotto le truppe di Filippo V, ha come finalità quella di avvicinare la cultura indipendentista al popolo catalano.
L’iniziativa, organizzata dal Centro per la Storia Contemporanea della Catalogna, nell’ambito del Dipartimento della Presidenza della Generalitat, avrà una prima parte dedicata a una serie di conferenze con lo scopo di analizzare l’azione politica di stato “quasi sempre repressiva” verso le Catalogna e, parlando spagnolo, affronterà le condizioni di “oppressione nazionale subito dal popolo catalano lungo di questi secoli”. Questo insieme di convegni si articola in quattro sezioni tematiche ed esaminerà la relazione tra la Spagna e la Catalogna durante oltre 300 anni. La prima sarà incentrata sulla repressione istituzionale, politica e amministrativa, il secondo, sulla repressione economica e sociale, il terzo, sulla repressione culturale e linguistica, e l’ultimo sull’esilio.
La Catalogna sovrana sostiene che l’iniziativa è strettamente legata alla “libertà di parola”. Jaume Sobrequés, direttore del Centro per la Storia Contemporanea, ex deputato socialista che ha spaccato il partito, difendeva qualche giorno fa il disegno delle conferenze che hanno un “rigore scientifico e accademico.” “Il titolo di ‘Spagna contro la Catalogna: uno sguardo storico’ è generico – dice -. Si tratta di un punto di vista scientifico. E’ una realtà da analizzare rigorosamente con tutte le sfumature. Non c’è dubbio che ci sia stato un saccheggio e non c’è adesso? Le istituzioni (repressive) hanno sempre perseguito la cultura catalana la lingua finora con la legge Wert “.
Un’iniziativa palesemente contestata da tutti i Centri di Storia contemporanea nazionali, che la considerano soggettiva, parziale e mancante di informazione. Intanto il progetto va avanti con un investimento previsto di 1 milione di euro mentre gli storici hanno a disposizione un budget di altri 8.000 euro a testa.