Martedì 11 giugno 2013, h18.00: Simos Kedikoglou, portavoce del governo greco, il “matricida” dell’ERT, come viene definito dalla stampa locale, annuncia la decisione di sospendere le trasmissioni della televisione di stato (ERT) a partire dalla mezzanotte e il licenziamento di tutti i suoi 2.656 dipendenti. << Al suo posto nascerà un nuovo ente radiotelevisivo pubblico, al riparo dalla lottizzazione e dall’occupazione dei partiti. Sarà più piccolo, economico e flessibile. Funzionerà con meno personale, più competente, assunto secondo rigidi criteri di valutazione e selezione>>, dichiara nel suo delirio Kedikoglou.
Ore 23.11 lo schermo della tv si oscura, il segnale televisivo e radiofonico cade: l’ERT, la televisione di stato greca, ha smesso di funzionare! Uno dei ripetitori principali, collocato sulla montagna di Ymittos, vicino ad Atene, è stato addirittura neutralizzato dalla polizia. La sospensione delle trasmissioni si protrarrà per almeno tre mesi, periodo in cui gli utenti saranno esonerati dal pagare le quote di canone, che vengono riscosse tramite la bolletta della luce.
In apparenza potrebbe sembrare una decisione improvvisa, inspiegabile, folle quella di chiudere l’ERT per operare una ristrutturazione e un risanamento dell’ente televisivo. In realtà quest’eventualità era stata già discussa, programmata e presa in considerazione nei giorni precedenti. Se da un lato rientra nell’ambito del programma delle privatizzazioni delle aziende a partecipazione statale, concordato con la Troika, c’è anche da dire che era stato “ordinato” al governo di A. Samaras, come condizione essenziale al proseguimento del piano di aiuti internazionali, il licenziamento, entro dicembre 2014, di 15.000 impiegati pubblici, 2.000 dei quali entro la fine di giugno 2013. La richiesta avanzata dal governo greco di una proroga della scadenza di giugno era stata categoricamente respinta dalla Troika, presente in questi giorni ad Atene. Come fare? Facile! Bastano pochi minuti, basta chiudere l’ERT, licenziare tutti gli impiegati ed il gioco è fatto. Così è stato e la Grecia è il primo Paese Europeo a non avere una televisione pubblica. La “decisione tattica”, presa senza scrupoli dal governo, cela anche un monito ed ha un carattere quasi intimidatorio: vuole dimostrare che si è decisi e disposti a tutto pur di “depurare”, risanare e sfoltire il settore pubblico, per il “ presunto bene del Paese”.
Incredula e indignata la gente si è riversata, in segno di protesta, per le strade di tutte le città della Grecia. Alla folla sdegnata, che si era radunata spontaneamente davanti alla sede centrale dell’ERT di Atene, si è poi aggiunta anche quella di un’enorme manifestazione partita dal centro cittadino alle h 0.15, subito dopo l’interruzione ufficiale delle trasmissioni. Immediato è stato anche l’appoggio di tutte le altre stazioni radio-televisive private greche con un black-out informativo, sospendendo la trasmissione di notiziari e tg già da ieri sera e proclamando, successivamente, uno sciopero ad oltranza a partire dalle h 6.00 di mercoledì 12 giugno. Le testate giornalistiche aderiranno allo sciopero a partire dalle h 6.00 di giovedì 13 giugno. Lo sciopero cesserà solo quando il governo revocherà la sua decisone. Unico mezzo di informazione al momento sono le notizie che circolano sul web. Uno dei tanti blog, che danno aggiornamenti in tempo reale, informa che, in questo momento, le 5.15, le forze di polizia minacciano di fare irruzione nella sede dell’ERT di Atene occupata dagli “ex-dipendenti” e arrestarli.
Roberta Ranieri