Il professore Monti è tornato. In una conferenza stampa organizzata ieri a Roma, l’ex presidente del Consiglio è tornato a sponsorizzare il brand di Scelta civica annunciando l’imminente costituzione in partito e il tesseramento che dovrebbe partire a luglio. Non solo: nel corso del suo intervento, il bocconiano “folgorato” dalla politica ha parlato dell’attuale governo riservando anche qualche “puntura” all'”alleato” Silvio Berlusconi.
Sul futuro di Scelta civica l’ex premier Mario Monti sembra avere le idee chiare. “Dopo le elezioni – ha raccontato ieri il Professore – ho detto a Casini che non si deve dare vita a un soggetto centrista nel senso tradizionale e che non penso che la prospettiva di Scelta civica sia la fusione con l’Udc, ma la costruzione di un soggetto politico riformatore. Quale sarà la sua quantità e qualità lo vedremo dopo, ma il processo costituente di questo soggetto – ha ribadito Monti – non può partire da un accordo a due Casini-Monti”.
Una “sobria” presa di distanza dall’ex alleato di ferro, con cui i rapporti – dopo i non troppo esaltanti risultati elettorali di febbraio – si sarebbero gradualmente raffreddati. Quanto al suo successore a Palazzo Chigi: “Tra il governo Letta e quello precedente c’è grande continuità – ha osservato – ma ora occorre alzare l’asticella”. “Il decreto del fare è una buona notizia – ha riconosciuto Monti – è un decreto ispirato a un opportuno pragmatismo, ma non accetteremo marce indietro su lavoro e welfare. I segnali che arrivano su trattamento della disoccupazione e ammortizzatori sociali, ad esempio, sono preoccupanti. Non vorremo che il decreto del fare – ha tagliato corto l’ex premier – si trasformasse nel decreto del disfare“.
Più “puntuta” la sua uscita su Silvio Berlusconi: “Io non avrei accettato, nell’estate del 2011, di impegnare il governo italiano con una lettera – ha affermato il leader di Scelta civica – Non avrei aderito al six pact, con l’impegno di rientro nel fiscal compact, e non direi che l’Italia può fare quello che vuole perché tanto non ci sarebbero ancora conseguenze”. “Credo che la linea corretta per ogni Paese – ha rincarato sul finale il senatore a vita – sia quello di firmare impegni solo se si è veramente fiduciosi di poterli rispettare“.