A destare qualche preoccupazione è stato un articolo pubblicato ieri sul Fatto Quotidiano in cui si è adombrato il rischio di un’operazione “Smonta Rai”. “Il 6 maggio 2016 – ha scritto il giornale diretto da Antonio Padellaro – scadrà la concessione che fa di Rai la televisione pubblica e il governo lavora a un percorso per ridefinire il rapporto fra la Rai e lo Stato e non esclude un bando aperto al mercato”. “La Rai verrà smontata – ha insistito il Fatto – ci sarà un’autopsia collettiva che potrebbe spingere verso il bando o verso la vendita di un pezzo del patrimonio di viale Mazzini”.
Le indiscrezioni del giornale hanno sollevato grandi discussioni tanto che il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, ha dovuto fornire la sua versione dei fatti: “Nessuno vuole smantellare nulla, anzi vogliamo costruire – ha dichiarato ieri alla Camera – E non c’è un pericolo Grecia, né ora né mai. La Rai è un asset strategico per il governo, al quale per ora non è arrivata nessuna ipotesi di vendita o di dismissioni”.
A intervenire sull’argomento è stato anche il neo presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico: “In questo momento vendere la Rai significa svenderla e la Rai non si svende – ha affermato – Non si può vendere qualche canale Rai se in questo Paese non facciamo prima una legge seria sul conflitto d’interessi e sull’antitrust”. E sul futuro sistema di finanziamento: “Se noi vogliamo mantenere la pubblicità – ha spiegato Fico – è in contrapposizione con il canone. Se, invece, vogliamo mantenere il canone, io penso che sia più giusto perché il canone dà la possibilità di finanziare tramite la cittadinanza la propria televisione. Ma questa televisione – ha puntualizzato il cittadino 5 Stelle – deve essere veramente di qualità, che faccia cultura e che abbia un’informazione veramente libera e indipendente. L’unico editore della Rai – ha concluso – devono essere i cittadini, non i partiti”.