Lo scontro tra il governo e il Movimento 5 Stelle si è consumato ieri nell’Aula di Montecitorio. A provocare le “scintille” è stato il decreto legge sulle emergenze ambientali che, nel suo passaggio al Senato, si è “caricato” di provvedimenti considerati poco prioritari dai “grillini”. Da qui il serrato ostruzionismo che ha portato i rappresentanti del governo a chiedere la fiducia sul testo che verrà votata oggi.
“Non avrei voluto questo voto di fiducia – ha spiegato ieri in Aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini – credo che si debba fare tutti uno sforzo per riportare il voto di fiducia vicino il più possibile alla sua natura costituzionale e non renderlo, come avvenuto nel tempo, uno strumento per accorciare i tempi di approvazione dei provvedimenti”.
“Di fronte alle urgenze contenute in questo decreto, quella di Piombino, dell’Aquila, del Molise, le emergenze ambientali di Sicilia e Campania, il primo risarcimento per la tragedia del porto di Genova – ha spiegato Franceschini – lo dico in particolare al M5S, ogni convenienza e ogni tattica politica doveva fermarsi e passare in secondo piano. Di fronte a queste emergenze – ha rimarcato il ministro – la priorità è approvare il decreto”.
Parole che hanno fatto sbottare il parlamentare 5 Stelle, Dario Cominardi: “Accusarci di non avere a cuore i problemi dei terremotati – ha replicato a Franceschini – è semplicemente assurdo”. Ma cosa ha spinto i cittadini del M5S a “fare le pulci” al decreto tanto da ostacolarne l’approvazione alla Camera? Il testo contiene, in effetti, provvedimenti che sembrano avere poco a che fare con le emergenze ambientali. Tra questi: le compensazioni da destinare ai Comuni per la realizzazione della Tav, misure riguardanti la messa a punto del valico del Brennero, richieste per le Camere di Commercio estere in Italia. Proposte che hanno insospettito i parlamentari del M5S spingendoli a operare un serrato ostruzionismo.
“Stamattina stavamo salvando il Parlamento, ma pur di non far passare le nostre proposte di pulizia del decreto, preferiscono porre la fiducia e far saltare tutti i tavoli – ha spiegato ieri il deputato “grillino” Luigi Di Maio – D’ora in poi nulla sarà più come prima. Se si pensa che la Camera dei Deputati debba diventare un ente notificatore di decreti omnibus dovranno prendersi le loro responsabilità“. Ma il sentore generale è che, alla sua prima richiesta di fiducia, il governo delle “larghe intese” riuscirà a incassare un facile sì.