Letta: Fiducioso su Iva, ma niente diktat

Enrico Letta

 

Ospite della trasmissione televisiva In mezz’ora, il premier Enrico Letta ha fornito ieri la sua “moderata” replica al pressing esercitato da Angelino Alfano su Imu e Iva. “I diktat non servono a nessuno”, ha spiegato il presidente del Consiglio, che ha però aggiunto: “Una maggioranza come questa non può non discutere perché è una maggioranza molto originalebisogna farci l’abitudine”.

Sulle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal suo vice, Angelino Alfano, Enrico Letta aveva preferito soprassedere, ma incalzato ieri dall’intervistatrice Lucia Annunziata, il premier ha dovuto cedere: “Sono fiducioso che troveremo una soluzione sull’Iva – ha affermato – ma dico: attenzione, i diktat non servono a nessuno”. “L’Iva non è figlia di scelte fatte dal mio governo – ha puntualizzato il premier – L’aumento dell’Iva è figlio delle decisioni prese nella prima metà del 2011, quando c’è stato un momento di crisi profonda e il governo Berlusconi fece la scelta di eliminare gli assegni famigliari. Successivamente il governo Monti, per evitare questa eliminazione – ha ricordato Enrico Letta – spostò l’aumento sull’Iva, ma l’aumento è già deciso, c’è già”.

E sull’altro nodo su cui il Pdl ha marcato l’accento: “E’ stato fissato per legge che entro il 31 agosto ci sarà la riforma dell’Imu e manterremo l’impegno”, ha assicurato il premier. Ma è sull’emergenza occupazionale che il suo esecutivo, ha ricordato Letta, sta focalizzando la propria attenzione e spendendo ogni energia. Ci sarà un piano nazionale che approveremo mercoledì al Consiglio dei ministri – ha annunciato – Sarà un piano nazionale con un’attenzione particolare per il Sud, ma che riguarderà tutta l’Italia. Sarà una cifra significativa che è frutto del riutilizzo di fondi strutturali europei finiti in un cul de sac e di altre risorse che stiamo trovando”.

Non solo: “Ci sarà anche un piano europeo – ha spiegato Letta – che consentirà ai giovani che escono da scuola di avere subito un rapporto con il mondo del lavoro, una sorta di Erasmus per il lavoro”. Un obiettivo che si potrà centrare solo se l’Ue consentirà che “i 6 miliardi di fondi complessivi, di cui all’Italia spettano 500 milioni – ha precisato Letta – si possano usare subito e non spalmati su molti anni”.