Berlusconi da Napolitano: Il governo va avanti

Berlusconi e Napolitano

 

L’invito che Giorgio Napolitano ha rivolto ieri a Silvio Berlusconi non era stato annunciato da alcuna nota e ha destato, per questo, particolare interesse. Cosa abbia spinto il capo dello Stato a convocare al Quirinale il presidente del Pdl è facilmente intuibile. Dopo la condanna in primo grado nel processo Ruby, il Cavaliere è diventato (ammesso che abbia mai smesso di esserlo) l’“osservato speciale” della politica italiana, al quale si guarda con montante apprensione, attestandogli la capacità di far cadere il governo a suo piacimento. Ma è davvero così?

“Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha invitato a colloquio e ricevuto oggi al Quirinale il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, con il quale ha proceduto a un ampio scambio di opinioni sul momento politico e istituzionale”. E’ questa la stringata nota diffusa ieri dal Quirinale a conclusione del faccia a faccia tra il capo dello Stato e l’ex presidente del Consiglio.

L’invito di Giorgio Napolitano è arrivato in un periodo particolare della storia politica e personale dell’ex premier, appena raggiunto da una condanna in primo grado per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. Non solo: Berlusconi è in attesa di conoscere la sentenza sul maxi-risarcimento a De Benedetti e dovrà affrontare un nuovo processo a Napoli sulla presunta “compravendita” dell’ex senatore Idv De Gregorio e di altri parlamentari.

Un “fuoco di fila” giudiziario che ha messo in ambasce tutto il mondo politico-istituzionale, a partire dal presidente della Repubblica. Che ha verosimilmente chiesto ieri a Berlusconi di chiarire quali siano le sue reali intenzioni nei confronti del governo. Stando ai beninformati, il Cavaliere si sarebbe lamentato della sua condizione sfoderando il mantra della “persecuzione giudiziaria”, ma – messo alle strette da Napolitano – avrebbe confermato il suo sostegno all’esecutivo e l’intenzione di separare gli interessi personali da quelli del Paese.

L’ipotesi che Berlusconi, inviperito per i suoi guai con la magistratura, possa “staccare la spina” al governo è stata ampiamente accreditata dalla stampa e dagli osservatori, ma a ben guardare risulta improbabile. Il presidente del Pdl si trova, infatti, in una posizione politica tutt’altro che vantaggiosa e, se decidesse di dare credito alle lamentele dei cosiddetti” falchi” del suo partito (che auspicano una repentina rottura delle “larghe intese”), il Pdl rischierebbe di affrontare una campagna elettorale particolarmente faticosa, con un leader in “tono minore” e un partito sostanzialmente acefalo.

Il primo interessato a mantenere in vita il governo Letta sarebbe, insomma, proprio Silvio Berlusconi che, da par suo, per non concedere troppo relax agli avversari, starebbe esercitando una pressione costante su di loro per produrre il più riuscito dei paradossi politici: quello di passare per “decisore” (e fine statista), pur trovandosi in una posizione di grande e innegabile difficoltà personale.