Giustizia: emendamento Pdl mette in crisi la maggioranza

Senato

 

A far tremare la terra sotto i piedi del governo è ancora una volta il tema della giustizia. L’ultimo “incidente” si è consumato ieri in commissione Affari costituzionali del Senato, dove alcuni esponenti del Pdl hanno presentato un emendamento al ddl costituzionale per le riforme che ha suscitato violente reazioni. “Si tratta di uno strappo inaccettabile”: è stato il commento del Pd, che ha parlato dipirateria della giustizia. Ma gli alleati pidiellini hanno assicurato che non esiste alcun nesso tra la misura presentata ieri in commissione e le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi.

L’emendamento in questione riguarda il ddl che istituisce il Comitato per le riforme e interviene sugli articoli concernenti la magistratura. Più precisamente, il testo propone  di riformare alcuni titoli che interessano gli organi giurisdizionali, ovvero il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti e il Consiglio superiore della Magistratura. A difenderne la “bontà” è stato il primo firmatario, il pidiellino Donato Bruno“Non c’è alcun nesso tra i processi contro Berlusconi – ha assicurato – e il nostro emendamento, di cui parlo da tempi non sospetti. E’ solo un problema tecnico: se per esempio si va verso un sistema presidenzialista – ha spiegato Bruno – deve cambiare la guida del Csm che ora è del capo dello Stato. Non è possibile restringere il recinto com’era nel testo concordato in sede di governo”.

Una versione che non ha affatto convinto i democratici. “La presentazione dell’emendamento al ddl costituzionale che allarga il campo di intervento del Comitato per le riforme è uno strappo inaccettabile – hanno commentato Danilo Leva, presidente Forum Giustizia del Pd, e Alfredo D’Attorre, responsabile Riforme politiche istituzionali – Per il Pd la riforma della Giustizia non è un tabù, ma non si può prescindere da quelle che sono le garanzie di indipendenza della magistratura sancite dalla Carta costituzionale. La giustizia – hanno sottolineato i due democrat – non può essere il terreno su cui scaricare vicende estranee agli obiettivi di riforma e ammodernamento dell’assetto istituzionale”. 

Muscolare anche la reazione del Movimento 5 Stelle“I fatti che riguardano le singole persone – ha dichiarato il senatore Alfonso Bonafede – non devono incidere sul calendario della commissione Giustizia della Camera. Faremo le barricate perché non sia subordinato a vicende che riguardano singole personalità”. A non credere alla “tecnicità” dell’emendamento è stato anche il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli“E’ un segnale molto preoccupante, che non esprime un’esigenza tecnica – ha denunciato – ma ha carattere politico. Si conferma il rischio che, in concomitanza con specifiche vicende processuali, l’attenzione si sposti dai problemi dell’efficienza della macchina giudiziaria e dei tempi lunghi dei processi, nonché dell’emergenza carceraria, a modifiche degli assetti della magistratura“.