Grasso-Pdl: la domenica dei veleni

Piero Grasso

 

E’ un Pietro Grasso particolarmente “puntuto” quello che si è concesso ieri al quotidiano La Repubblica. Il presidente del Senato non ha lesinato osservazioni severe sulle dinamiche politiche nazionali invitando (obliquamente) il Pdl ad assumere atteggiamenti meno polemici nei confronti del governo. Le sue dichiarazioni sono state lette come una vera e propria “invasione di campo” dai pidiellini più “agguerriti”, che hanno ingaggiato un braccio di ferro a distanza con la seconda carica dello Stato.

Per il presidente del Senato, Pietro Grasso, è tempo di onorare le promesse fatte in campagna elettorale: “Tutti i partiti hanno tuonato contro l’attuale legge elettorale e si sono impegnati a cambiarla al più presto – ha ricordato il numero uno di Palazzo Madama – Se gli opposti schieramenti politici sono disponibili ad intese per riformare la Costituzione, che richiede maggioranze speciali – ha precisato Grasso – perché non approfittare del momento favorevole per approvare parallelamente, con legge ordinaria, la nuova legge elettorale?”.

Quanto alle tensioni che sembrano mettere a rischio la tenuta del governo, il presidente del Senato non ha dubbi: “Esprimersi dentro una coalizione come una forza di opposizione al governo – ha osservato riferendosi al Pdl – è quanto di più deleterio possa realizzarsi. Tutto ciò genera, e mi risulta dai contatti avuti a livello internazionale – ha spiegato Grasso – insicurezza sulla stabilità delle nostre istituzioni che, trasmessa agli osservatori stranieri, può generare anche manovre speculative sui mercati esteri”. Questa sarà pure la dialettica politica – ha rincarato l’ex togato – ma non credo che in questo momento un partito possa assumersi la responsabilità di far saltare il tavolo“.

Di più: “Nel caso in cui venisse meno la fiducia a questo esecutivo – ha vaticinato sul finale la seconda carica dello Stato – sono certo che Napolitano non escluderà alcuna possibilità per altre possibili coalizioni“. Le sue dichiarazioni non potevano non insolentire i cosiddetti “falchi” del Pdl: Il senatore Pietro Grasso – ha scritto in una nota Fabrizio Cicchitto – ha rilasciato una lunga intervista che è più da dirigente di partito che non da presidente del Senato”. “Più che un presidente del Senato al di sopra delle parti – ha rimarcato il pidiellino – sembra un misto fra un arcigno ‘tutor’ e un capo tifoso nettamente schierato in una parte del campo”.

Non è accettabile che un presidente del Senato entri nelle dinamiche interne di un partito che non lo ha votato dichiarando deleteri alcuni atteggiamenti del Pdl”, lo ha bacchettato il suo predecessore al Senato, Renato Schifani, mentre la pasdaran del Cavaliere, Daniela Santanchè, ha osservato: “Il presidente del Senato è un arbitro e non dovrebbe essere un giocatore“.

Le “scomuniche” piovutegli addosso hanno spinto Grasso a controreplicare in serata: “Ho rilasciato una lunga intervista in cui, dopo un periodo di silenzio – ha scritto su Facebook – ho avuto modo di parlare di molti argomenti della nostra vita politica e istituzionale, cercando di esprimere le mie opinioni, ma stando attento a non oltrepassare i limiti imposti dal mio ruolo. Purtroppo l’abitudine ai titoli ‘urlati’ può far nascere polemiche politiche in cui certamente – ha concluso Grasso – non sono intenzionato ad entrare”.