La parole del Papa che non piacciono a tutti

Papa Francesco

 

Difficile non riconoscere la portata storica delle parole pronunciate ieri da Papa Francesco a Lampedusa. Eppure c’è chi, tra i politici, ha sentito il bisogno di puntualizzare che esiste una netta differenza tra la predicazione religiosa e la gestione dello Stato.

“La cultura del benessere che ci porta a pensare a noi stessi ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone che sono belle, ma sono solo illusioni del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri. Anzi, porta alla globalizzazione dell’indifferenza“. E’ questo il passaggio del lungo discorso pronunciato ieri da Papa Francesco nell’isola di Lampedusa che ha toccato il cuore di tutti. Credenti e non.

Le parole del Pontefice hanno riscosso ampi consensi tra i politici di tutti gli schieramenti, ma c’è chi ha preferito mantenersi fuori dal coro degli irriducibili ammiratori. Come il vicesegretario della Lega, Matteo Salvini“Papa Francesco, a Lampedusa fra gli immigrati, ha detto ‘no alla globalizzazione dell’indifferenza’ – ha scritto ieri su facebook – Bene, io da cittadino e amministratore, dico anche un forte ‘no alla globalizzazione della clandestinità’“.

Ma se è facile comprendere cosa possa spingere un esponente della Lega (storicamente avverso all’approdo degli immigrati nel nostro Paese) a manifestare scarso entusiasmo per le parole del Papa, più complesso risulta invece capire le ragioni del pidiellino Fabrizio CicchittoUn conto è la predicazione religiosa – ha dichiarato – altro conto è la gestione da parte dello Stato di un fenomeno così difficile, complesso e anche insidioso, per di più segnato dall’intervento di gruppi criminali, qual è l’immigrazione irregolare che proprio a Lampedusa ha, per ciò che riguarda l’Italia, uno snodo fondamentale”.  

“Uno Stato degno di questo nome – ha proseguito Cicchitto – non può abbassare la guardia perché rischia di diventare soggetto passivo di operazioni assai dure e pesanti, nell’assenza più totale di una solidarietà internazionale. Di conseguenza, anche in questa circostanza – ha puntualizzato sul finale il pidiellino – va affermata una ragionevole, non oltranzista, ma seria e reale autonomia dello Stato dalla Chiesa“.