Le semplificazioni sono spesso superficiali, ma risultano quasi sempre efficaci. Ripercorrendo gli ultimi 20 anni della nostra storia repubblicana, non si può non registrare che Silvio Berlusconi ha sempre diviso in due il Paese. E’ successo anche due giorni fa, quando i giudici della Cassazione hanno fissato per la fine del mese l’udienza del processo Mediaset che potrebbe comportare la sua fuoriuscita dalla politica. La “divaricazione” tra supporter e detrattori del Cavaliere ha assunto livelli altissimi che non hanno risparmiato le Aule parlamentari.
Anzi: deputati e senatori del Pdl sono sul piede di guerra e meditano sul da farsi. I capigruppo alla Camera e al Senato, Renato Brunetta e Renato Schifani, hanno chiesto ieri una sospensione di tre giorni dei lavori parlamentari “per consentire al partito di tenere un’assemblea permanente”; l’hanno ottenuta per un “solo” giorno, tra i mugolii di Lega, Sel e Movimento 5 Stelle, ma non di Pd e Scelta Civica.
La richiesta dei pidiellini è stato il primo “gesto di protesta”, ma la sensazione è che le giornate che precedono l’udienza del 30 luglio riserveranno altre sorprese. Le dichiarazioni degli esponenti del Pdl parlano chiaro: i berluscones non hanno alcuna intenzione di “mollare” e pretendono un gesto forte dal premier. Una manifestazione di solidarietà al loro leader che potrebbe far tornare il sereno. Almeno nei Palazzi, dove ieri si sono consumate le giornate più “roventi” della legislatura.
La sospensione dei lavori al Senato ha spinto i parlamentari del Movimento 5 Stelle a inscenare una singolare forma di protesta: quella di togliersi la giacca e la cravatta in Aula per denunciare l’ennesimo “depauperamento” del ruolo istituzionale del Parlamento. Mentre alla Camera il clima si è talmente surriscaldato da prefigurare una rissa (tra “pentastellati” e democratici), scongiurata solo dall’intervento dei commessi.
Cosa accadrà adesso è difficile prevederlo: ieri sera il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha raggiunto Giorgio Napolitano al Quirinale per parlare della “tempesta Berlusconi”. La decisione della Cassazione ha agitato le acque nelle quali il governo rischia adesso di annegare, costringendo Letta e Napolitano a mobilitarsi tempestivamente per arrivare indenni alla data del 30 luglio. Il “copione” da scrivere è quanto mai faticoso e finirà per scontentare inevitabilmente qualcuno.