La revoca dell’espulsione disposta lo scorso maggio nei confronti di Alma Shalabayeva e di sua figlia Aula ha, inequivocabilmente, dimostrato che qualcosa non è andato per il verso giusto. Il “pasticcio” internazionale che ha coinvolto la figlia e la moglie del dissidente kazako, Mukhtar Ablyazov, ha snudato “malfunzionamenti” nella macchina gestionale italiana che dovranno essere indagati. Il capo della Polizia, Alessandro Pansa, lo sta già facendo: la sua relazione finale potrebbe arrivare già oggi (al massimo domani) sul tavolo del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, del quale il M5S e Sel invocano a gran voce le dimissioni.
Ma andiamo con ordine: qualche giorno fa una nota diramata da Palazzo Chigi ha spiegato che sull'”operazione Ablyazov” nessun membro del governo era stato allertato. Una “mancata informativa” che, si precisava nella nota, richiedeva maggiori approfondimenti. L’incarico è stato affidato al nuovo capo della Polizia, il prefetto Alessandro Pansa, che starebbe tentando di ricostruire tutti i passaggi che hanno condotto all’allontanamento forzato dal nostro Paese della donna kazaka e della figlia di 6 anni.
Se si prende per buona la tesi secondo la quale nessun ministro ha autorizzato l’espulsione delle due cittadine straniere, bisogna necessariamente dedurne che a guidare l’operazione sia stato un alto funzionario. Tra i nomi più accreditati ci sono quelli del capo di Gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini, e di Alessandro Marangoni, che ai tempi dell'”incidente” guidava ad interim la Polizia, dopo la scomparsa di Antonio Manganelli.
Ma in molti pensano che il titolare dell’Interno, Angelino Alfano, non possa essere “sgravato” dalle su responsabilità e rivendicano, per questo, misure pesanti. Come il leader di Sel, Nichi Vendola: “Credo che ci sia una dimensione della responsabilità politica alla quale questo governo cerca di sfuggire pateticamente – ha dichiarato il governatore della Puglia – Ogni ora che passa, il ministro Alfano continua a reiterare l’atteggiamento dello scaricabarile. E tutto questo ingigantisce lo scandalo internazionale che coinvolge il governo italiano. Alle ragioni politiche, di critica radicale per una serie di comportamenti così irresponsabili, oggi si aggiungono ragioni morali – ha rincarato Vendola – Diventare corresponsabili di un dittatore e delle sue pratiche è inaccettabile. Credo che le dimissioni di Alfano siano un atto di igiene istituzionale“.
E in un editoriale particolarmente aggressivo, il direttore del quotidiano La Repubblica, Ezio Mauro, ha ieri scritto: “Un ministro che non è a conoscenza di un’operazione del genere e non controlla le polizie è insieme responsabile di tutto e buono a nulla: deve dunque dimettersi”. La “sciabolata” di Mauro ha insolentito non poco Renato Brunetta, che non ha tardato a replicare: “Il partito di Repubblica si sta rivelando una sola cosa con il partito di Renzi – ha dichiarato il capogruppo del Pdl alla Camera – Il gioco si è fatto oggi trasparente: far cadere Letta per promuovere Renzi alla testa del Pd e poi del Paese. Repubblica per questo è disposta a tutto, anche a distruggere l’immagine internazionale dell’Italia. Ezio Mauro agita acque oscure sul caso Shalabayeva, condanna l’ottimo Alfano e con esso Letta – ha continuato Brunetta – adoperando le notizie inquinate fornite dai suoi segugi”.
“L’economia non esiste più, non c’è bisogno di riforme – ha tagliato corto il pidiellino – L’unica cosa che interessa è spingere Renzi”. Impossibile per il sindaco di Firenze non replicare: “Sembra che Alma Shalabayeva l’abbia rapita io”, ha ironizzato in serata.