Nessun dietrofront: la mozione di maggioranza sull’acquisto degli F-35 passata a fine giugno alla Camera è stata approvata ieri anche dal Senato. Con 202 sì, 55 no e 15 astenuti, l’aula di Palazzo Madama ha di fatto “benedetto” la scelta secondo la quale il nostro Paese dovrà onorare gli impegni presi in precedenza (che prevedono l’acquisto di nuovi velivoli), rimandando al Parlamento (anche se il Consiglio superiore di Difesa ha smentito la possibilità di porre veti a riguardo) la decisione di autorizzare eventuali ulteriori acquisti.
In pratica i cacciabombardieri che ci eravamo già impegnati a comprare (e ad assemblare), verranno acquistati, quanto al futuro si vedrà. “Siamo vincolati a trattati e organismi internazionali che impongono determinate scelte”, ha ricordato ieri nel suo intervento in aula il ministro della Difesa, Mario Mauro, attirandosi gli “strali” dell’opposizione. Sia le mozioni presentate da Sel che dal Movimento 5 Stelle – che hanno richiesto rispettivamente l’immediata sospensione dell’acquisto degli F-35 e l’annullamento del programma di spesa e di produzione degli stessi velivoli – sono state bocciate. E non è andata meglio alla mozione del democratico Felice Casson, sottoscritta da una ventina di colleghi di partito, che ha rimarcato la richiesta delle opposizioni sollevando, tra l’altro, forti perplessità sull’affidabilità dei velivoli.
La nota “di colore” (è proprio il caso di dirlo) più significativa della giornata è stata sicuramente la performance del “cittadino” 5 Stelle, Roberto Cotti, che prima di prendere la parola, ha indossato una giacca con i colori della bandiera della pace. Un “cambio d’abito” che ha spinto il presidente del Senato, Pietro Grasso, a intervenire: “Io vorrei farla parlare, non mi costringa a richiamarla all’ordine – ha detto a Cotti – Si tolga questa giacca e indossi quella che portava precedentemente”.