Caso kazako: Pd diviso su sfiducia ad Alfano. Letta in soccorso del suo vice

Letta Alfano

 

Sarà l’aula del Senato a segnare domani l’epicentro del dibattito politico. E’ lì, infatti, che le mozioni di sfiducia presentate da Sel e Movimento 5 Stelle contro il ministro Angelino Alfano verranno votate, dopo quanto riferito dallo stesso vicepremier alle Camere sul “caso Ablyazov”. Il clima si preannuncia particolarmente teso, soprattutto perché all’interno del Pd il fronte dei possibili “sfiduciatari” sembra farsi sempre più nutrito.

A tendere una mano ad Alfano è stata, invece, la Lega che, attraverso una nota diramata ieri dai capigruppo, ha annunciato che non voterà la sfiducia al ministro dell’Interno, nonostante la sua relazione abbia lasciato irrisolti molti punti. Mistero fitto, invece, sull’orientamento di Scelta Civica, i cui portavoce hanno finora evitato di rilasciare dichiarazioni sul “pasticcio” kazako.

Ma i dubbi più grossi sono quelli che attanagliano i democratici. Le mozioni di domani potrebbero, infatti, rappresentare l’ennesimo terreno di scontro interno al partito, attraversato da visioni e suggestioni diverse. A schierarsi con le opposizioni una “pattuglia” di 12 senatori “renziani”“La posizione del ministro Alfano è oggettivamente indifendibile – hanno osservato – Chiederemo al Pd, nella riunione dei gruppi di domani (oggi per chi legge, ndr), di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro”.

A dare loro man forte potrebbe essere un “insospettabile” come il candidato alla segreteria, Gianni Cuperlo, che ha ieri dichiarato: Sarebbe un atto di sensibilità sotto il profilo istituzionale se, a fronte degli eventi di questi giorni, il ministro Alfano scegliesse di rimettere le sue deleghe nelle mani del presidente del Consiglio”. Per non parlare delle posizioni di Anna Finocchiaro e Palo Gentiloni (che faticano a considerare sufficientemente credibile la versione riferita due giorni fa da Alfano in aula) e di quella del senatore Pd, Felice Casson: “La relazione non mi ha convinto, assolutamente no – ha dichiarato ieri ai microfoni di Radio 24 – Piena di buchi e di mancanze, mi sembra una mezza barzelletta, una presa in giro. Non credo che sia andata così, non credo che la polizia si comporti in questo modo”.

Tanto quanto basta a prefigurare l’ennesimo “braccio di ferro” intestino, con i “lettiani” e i “pacificatori” impegnati a spingere per una risoluzione che non metta a rischio la tenuta del governo, e i “renziani” e i “liberi pensatori” fermi nel rivendicare un gesto forte che possa spegnere le polemiche sul caso kazako. La situazione all’interno del Pd si preannuncia talmente tormentata che sarà Enrico Letta in persona a intervenire, domani al Senato, in soccorso di Alfano.

Lo ha annunciato ieri da Londra, nel corso di una conferenza stampa seguita all’incontro col primo ministro britannico, David Cameron, lo stesso presidente del Consiglio. Che ha anche inaugurato la linea difensiva che adotterà domani nei confronti del titolare del Viminale: “Ho letto attentamente la relazione del prefetto Pansa da cui emerge la totale estraneità del ministro Alfano”, ha assicurato Letta. Ma a confutare la sua lettura troverà domani una nutrita schiera di senatori, molti dei quali appartenenti al suo stesso partito.