Tra le promesse del governo, c’è quella di riformulare il sistema di finanziamento ai partiti che hanno fin qui incassato cifre tonde sotto la dicitura di “rimborsi elettorali”. La strada appare, però, particolarmente impervia: il Movimento 5 Stelle ha presentato ieri alla Camera una mozione per chiedere la sospensione della tranche di pagamenti (più di 91 milioni di euro in tutto) che i partiti intascheranno a luglio. Ma ha incassato una sonora bocciatura.
A votare sì alla proposta dei 5 Stelle è stata solo la Lega, ma non Sel che ha presentato a sua volta una mozione (anch’essa respinta) che proponeva di istituire una commissione di studio ad hoc. “Disco verde”, invece, per la mozione di maggioranza che, ricalcando le promesse del governo, prevede il passaggio dal finanziamento pubblico al finanziamento indiretto, basato sui contributi volontari dei cittadini.
Il niet incassato ieri in aula, ha spinto i “cittadini” 5 Stelle ad abbandonare massicciamente gli scranni sventolando fac simili di banconote da 500 euro che hanno tentato di depositare sui banchi del governo. “Pd, Pdl e Sel hanno confermato che sui soldi sono sempre uniti – ha commentato il deputato Manlio Di Stefano – Insieme hanno votato contro la sospensione della tranche di luglio schierandosi dietro la promessa di un ddl che dovrebbe convertire il tipo di finanziamento da diretto ad indiretto, ma dal 2017. Il Paese però – ha sottolineato il “pentastellato” – è in crisi oggi”.
Visibilmente deluso anche il “cittadino” Emanuele Cozzolino, primo firmatario della mozione bocciata ieri alla Camera: “Era un segno importante da dare, in un momento in cui tutti gli italiani stringono la cinghia – ha spiegato – Anche perché dalla Corte dei conti risulta che i partiti abbiano incassato molto di più dei soldi che hanno speso”. “I partiti si tengono il malloppo – ha tagliato corto il deputato Alessandro Di Battista – In campagna elettorale sparano balle e poi, quando si tratta di votare, votano tutti compatti: da Sel, che parla di comunismo e di lotta operaia, al Pd e Pdl che sono la stessa cosa”.