Più che un atto di solidarietà al suo vice, quello che il premier Enrico Letta ha appena pronunciato nell’aula del Senato è stato il discorso di un capo di governo che vuole rinsaldare il rapporto con il Parlamento. Le mozioni di sfiducia presentate da Sel e M5S contro il ministro Angelino Alfano verranno votate a breve a Palazzo Madama e il presidente del Consiglio ha voluto esserci. Non solo per fornire il suo contributo alla discussione sul “caso Shalabayeva”, ma anche per “battere i pugni” in tempi di insidie e scossoni.
“Sono qui per due ragioni – ha esordito Letta – la prima è legata al mio ruolo di presidente del Consiglio, che ho inteso vivere come un atto di servizio al Paese assumendomene la piena responsabilità. La seconda è legata al fatto che questo governo è nato in Parlamento – ha ricordato il premier – e al Parlamento ho sempre riferito tutto e voglio continuare a farlo”.
“La relazione del prefetto Alessandro Pansa è dettagliata e non ha fatto sconti – ha osservato Letta riferendosi al report sull’espulsione della moglie di Ablyazov – Da essa si evince il mancato coinvolgimento dei membri del governo e la completa estraneità del ministro dell’Interno all’intera vicenda”. Una “difesa”, quella assunta dal premier nei confronti del suo vice, che si è fermata qui evitando di inoltrarsi in approfondimenti insidiosi.
“Il voto che vi chiedo oggi non è solo un no alla sfiducia al ministro Alfano – ha ripreso Letta rivolgendosi ai senatori – ma un nuovo atto di fiducia al governo che ho l’onore di presiedere”. “Vogliamo continuare a lavorare – ha aggiunto il premier – questo voto consentirà al governo di procedere per dare soluzioni strutturali sull’Imu, per chiudere la partita sulle coperture dell’Iva e per risolvere la questione inderogabile degli esodati“.
E sul finale, il presidente del Consiglio ha scelto di congedarsi in maniera anomala: “Non vorrei che la mia buona educazione venisse scambiata per debolezza – ha messo in chiaro Letta – in tempi come questi in cui a trionfare sono soprattutto gli insulti”. “Non ho alcuna intenzione di deludervi e non vi deluderò“, ha concluso il premier, incassando gli applausi convinti di buona parte dell’emiciclo.